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Messaggio sinodale per la Resurrezione 2022

“Il Padre mio vuole così,
che chi riconosce il Figlio e crede in lui
avrà la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
(Gv VI, 40)

Cari padri e fratelli nel Signore Risorto,
Ancora una volta è giunto il giorno gioioso per il mondo intero della Risurrezione del Signore, questo giorno pieno di magnificenza e donatore di luce! Non era certo possibile che Cristo il nostro Salvatore, il Quale aveva promesso con solennità nel Suo insegnamento che avrebbe risuscitato i Suoi fedeli, non risuscitasse Sé stesso di Sua propria iniziativa! Come uomo, Egli ha sofferto, è stato crocifisso e sepolto, ma come Dio è risorto e ci ha donato la vita eterna, incorruttibile e senza fine.
È venuto sulla terra come Dio-uomo per compiere la volontà di Dio Padre e per rivelare la Sua gloria, “la gloria del Figlio unico di Dio Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv I, 14). Il Figlio e Verbo del Padre si è fatto Uomo per concedere a coloro che lo accolgono liberamente con la loro propria volontà l’adozione divina: cioè la possibilità di diventare “figli di Dio” (Gv I,12). La volontà del Padre è che nessuno dei fedeli perisca, ma che tutti ricevano la risurrezione; che contemplino il Suo Figlio e credano in Lui, come “vero Dio, dal vero Dio”, per avere la vita eterna e risuscitare nell’ultimo giorno del Giudizio (Gv VI, 39-40).
Tutti, certo, risorgeranno al glorioso Secondo Avvento, sia i giusti che i peccatori: i primi “risorgeranno per vivere”, i secondi “per essere condannati” (Gv V, 29). I primi per essere assunti all’incontro di Dio e vivere in eterno con Lui nel Suo Regno, i secondi per essere condannati ai tormenti eterni (cfr. Mt XV, 31-46).
In questa vita contempliamo il Figlio con gli occhi spirituali della fede, che si aprono con la lotta per purificarci dalle passioni e con le opere buone; sennò i nostri occhi rimangono chiusi e incapaci di accettare le dottrine della Fede che sorpassano ogni logica, così come le necessità del prossimo, di ogni fratello “più piccolo”, che è immagine di Dio.
***
La “sorgente che è origine della vita”, il nostro Signore e Dio, per mostrarci il modo della Sua unione con noi, afferma che Egli è il “Pane che da la Vita” (Gv VI, 48), “che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (Gv VI, 50). E continua rivelando: “Io sono il Pane  Vivo, disceso dal cielo; Se uno mangia di questo Pane vivrà per sempre. E il Pane che io gli darò è il mio corpo, che io do perché il mondo abbia la vita” (Gv VI, 51).
Il Cristo Dio-uomo ha celebrato l’Ultima Cena e si è sacrificato sulla Croce per darci la Sua Carne stessa, unita alla Divinità, affinché possiamo diventare partecipi della vita divina. È morto per vincere la morte ed è risorto per darci la risurrezione. Ma se non mangiamo la Sua carne e non beviamo il Suo sangue, non avremo la vita vera ed eterna: “Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché il mio corpo è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda.” (Gv VI,53-54).
È chiaro che per meritare la vita eterna e la risurrezione, è indispensabile ricevere in questa vita i Santi Sacramenti divinizzanti, tramite i quali riceviamo lo Spirito Santo. Solo così accontentiamo la fame e la sete della nostra anima e aspiriamo alla vita beata dell’eternità, che già pregustiamo in noi dalla vita presente.

***
Figli nel Signore Risorto,
Per partecipare alla Cena Pasquale della nostra Chiesa e per festeggiare veramente la Risurrezione di Cristo e la risurrezione del nostro essere, dobbiamo rimanere in uno stato di pentimento e di timore di Dio. Questo è il nostro contributo, come condizione di base della nostra partecipazione. Abbiamo digiunato e ci siamo preparati per raggiungere la Pasqua splendente, ma gli sforzi non si fermano qui; in sostanza, non finiscono. Finché abbiamo buona coscienza e questa non ci rimprovera, la nostra anima riceve la garanzia della propria risurrezione. Quanto più ci avviciniamo a Dio, tanto più ci liberiamo dalla schiavitù del peccato.
Il diavolo, il nostro nemico, non cessa mai di creare montagne di ostacoli di natura intellettuale dentro di noi: il pretesto che il peccato è diventato modo di vivere, che è una cosa insormontabile; che continuare a vivere in Cristo è un rischio che ci riempie di paura in questo mondo; di paura per la prosperità, per le relazioni con gli altri, per le nostre aspirazioni, persino per la vita biologica stessa; forse, vale a dire, ci ammaleremo, soffriremo la fame, forse saremo coinvolti negli orrori della minacciosa guerra che è già scoppiata, forse non saremo in grado di muoverci e di lavorare liberamente, forse non faremo a tempo a realizzare i nostri sogni e le nostre aspirazioni…
Tuttavia, tutto queste cose, anche se sono possibili, normalmente non hanno alcuna validità reale. Nessuno può privarci della fede, della speranza e dell’amore. Niente e nessuno ci può separare dall’amore di Cristo! (Rm VIII, 35-39). Ci sono solo intimidazioni ingannevoli. Non cadiamo nella trappola del dubbio e del cedimento. Andiamo avanti con pazienza e coraggio sulla via che ci invita a seguire il nostro Signore Risorto: quella che guida alla Croce e alla Risurrezione, in sicurezza con lo spirito di Penitenza vivo in noi! Allora la gioia e la pienezza della Risurrezione ci eleveranno al gaudio divino tanto aspettato: alla Vittoria, alla Vita e al Regno eterno. Amen!

Cristo è risorto! In verità è risorto!

+Arcivescovo Callinico di Atene
e gli altri Vescovi del Santo Sinodo.


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