Il valore dell’ordine nella vita spirituale
Dell’archimandrita Akakios Aghiogrigoriatis

Quella che segue è la trascrizione di una conferenza tenuta da p. Akakios, del Monastero di San Gregorio Palamas a Etna, tenuta al Seminario teologico “San Fozio”.
P. Akakios, nato e cresciuto a San Bernardino, California, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche presso la California State University di San Bernardino. Ha inoltre una licenza in teologia presso il Center for Traditionalist Orthodox Studies e un Dottorato in Ministero e Studi Pastorali Avanzati presso il San Francisco Theological Seminary, uno degli istituti membri del Graduate Theological Union di Berkeley. Oltre a questi risultati, P. Akakios ha seguito studi post-laurea in Scienze Politiche all’Università della California di Riverside e in Psicologia, Sociologia e Educazione presso la California State University di San Bernardino. Come insegnante qualificato nello Stato della California nell’ambito dell’educazione della prima infanzia, Padre Akakios ha insegnato in diverse scuole per alcuni anni fino a entrare in contatto con la Chiesa Ortodossa. Dopo il battesimo, entrò nella Fraternità del Monastero di San Gregorio Palamas nella sua prima sede a Highland, California, ricevendo la tonsura monastica nel 1978. Ordinato diacono presso la Chiesa dell’Annunciazione a Montreal, fu successivamente ordinato sacerdote nella seconda sede del Monastero di San Gregorio Palamas a Hazeville, Ohio, dal Metropolita Cipriano di Oropos e Filì, di beata memoria, nel 1982. Nel 1983, il Monastero di San Gregorio Palamas si trasferì nella sua terza e ultima sede a Etna, California. Padre Akakios servì con grande diligenza all’altare e in altre obbedienze monastiche per diversi anni fino al 1986, quando, appena un mese dopo la consacrazione dell’allora Archimandrita Chrysostomos all’episcopato, succedette a quest’ultimo come Abate del Monastero di San Gregorio Palamas ed fu elevato alla dignità di Archimandrita.
1925 – 2025 Anniversario dell’apparizione della Croce sul cielo di Atene

Esattamente un secolo fa, il 27 settembre del 1925 (14 settembre secondo il calendario ecclesiastico), durante la celebrazione della festa dell’Universale Esaltazione della Veneranda Croce, avvenne ad Atene un segno straordinario: una luminosa Croce apparve nel cielo, sopra il monastero di san Giovanni il Teologo a Imetto, sobborgo di Atene. Più di duemila fedeli, radunati per l’Agripnia, la contemplarono con timore e gioia per oltre mezz’ora, mentre essa irradiava luce su quanti pregavano.
Nella sezione biblioteca un resoconto dei fatti e una omelia del Vescovo Gherontios del Pireo: Apparizione della Croce sul cielo di Atene nel 1925 in formato pdf
È disponibile anche una versione “6 pollici” per smartphone: Apparizione della Croce su Atene 6 pollici
Cosa è necessario per la salvezza?
Dagli appunti dello ieromonaco atonita Arsenji
Fonte: Appendice di Лествица до врат небесных : Как читать «Лествицу» мирянину [La scala verso le porte del cielo: come un laico dovrebbe leggere la “scala”], dell’Igumeno Herman (Osetskji) (+1895), Mosca, 2003.

1. Essere saldi nella fede ortodossa, come insegna la nostra madre la Santa Chiesa: non seguire scismi o eresie, perché conducono alla perdizione. (altro…)
«Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati»
Omelia di San Giovanni di Kronstadt per la sesta Domenica di Matteo

Oggi è stato letto il Vangelo di Matteo sulla guarigione, da parte del Signore, di un paralitico portato su un letto. Dice quanto segue: In quel tempo Gesù salì sulla barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, i tuoi peccati sono rimessi». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia!» Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate malvagità nel vostro cuore? Infatti, cos’è più facile, dire: “Sono rimessi i tuoi peccati”, o dire: “Alzati e cammina”? Allora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati, alzati – disse allora al paralitico – prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che un tale potere aveva dato agli uomini. (Matteo 9,1-8). Qui termina il Vangelo. E nell’odierna lettura del Vangelo si parla della misericordia del nostro comune Salvatore verso un uomo sfortunato, e anche nel Vangelo di domenica scorsa si parlava della Sua misericordia. Allora si parlava della guarigione degli indemoniati, che soffrivano terribilmente a causa degli spiriti maligni, e ora si parla della guarigione del paralitico. Lì, la causa della miseria e della sventura erano i peccati, come si può vedere dall’insegnamento morale di Gesù Cristo al malato guarito alla piscina delle pecore: «Ecco, sei guarito. Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio» (Giovanni 5:14). E qui la causa dell’indebolimento delle membra del corpo e dell’anima stessa erano i peccati; poiché il Medico delle anime e dei corpi dice al malato: «Figliolo, i tuoi peccati sono rimessi ». (altro…)
San Glicherio il Confessore
San Glicherio il Confessore

San Glicherio nacque il 9 febbraio del 1891 ed ebbe al battesimo il nome del Santo Megalomartire Giorgio. Suo padre morì poco dopo la sua nascita e così egli rimase orfano all’età di soli sette anni. Ebbe fin da giovanissimo una propensione alla preghiera e alla vita di ascesi, e questo lo condusse naturalmente alla vita monastica. Si pose sotto l’obbedienza dell’Igumeno Teofilo, abate dell’antico monastero di Cetățuia. La vigilia di Natale del 1916, fu tonsurato monaco con il nome di Glicherio, che in greco significa “colui che è dolce”. L’obbedienza del nuovo monaco Glicherio consisteva nel lavorare in cucina, preparare da mangiare per gli altri monaci e custodire il fuoco. Adempiendo a questo, si preoccupava anche di non perdere le funzioni religiose. Il monaco Glicherio fu ordinato diacono nel gennaio 1918 e sacerdote due anni dopo. Proseguì le sue varie obbedienze monastiche e in seguito fu nominato abate dello skit della Protezione della Tuttasanta a Neamț, dove fu raggiunto dal suo compagno di ascesi, lo ierodiacono David. (altro…)
Il cieco nato
Omelia di San Giovanni di Kronstadt

Oggi, amati fratelli, è stato letto il Vangelo di Giovanni sulla guarigione di un uomo cieco dalla nascita da parte di Gesù Cristo: avete ascoltato questa storia divina. Il Signore, la Luce del mondo, compì tale grande miracolo in questo modo: sputando per terra, fece dell’argilla con lo sputo, cioè una soluzione di terra e umidità, e unse gli occhi del cieco con l’argilla, dicendo: «Va’, lavati nella piscina di Sìloe (che si traduce ‘Inviato’). Egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.»(Gv 9, 6-7) Ma, cosa ancora più importante, questo cieco riacquistò la vista con i suoi occhi spirituali, non solo con quelli fisici. Credeva in Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo, a vergogna di tutti i sapienti e i prudenti tra gli ebrei, che non credevano nel Signore nonostante la moltitudine dei Suoi miracoli, che testimoniavano chiaramente la Sua divina onnipotenza. Questa circostanza, ovvero l’incredulità dei dotti e nobili ebrei in Gesù Cristo come Dio-uomo, mi dà motivo di parlarvi brevemente della cecità spirituale, che è molto più pericolosa e più degna di pietà, e talvolta di lacrime, della cecità fisica. (altro…)
Il paralitico di Betzetà
Commento alla pericope evangelica della quarta domenica di Pasqua. (Giovanni 5, 1-15)
Dal Commento al Vangelo secondo Giovanni del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

1-4. Dopo queste cose era la festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. C’è a Gerusalemme, presso la Porta delle pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzetà, che ha cinque portici, sotto i quali giaceva una moltitudine di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il movimento delle acque. Infatti un angelo del Signore in certi momenti scendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo a entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua, guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. (altro…)
Omelia sulle donne Mirofore
Di San Giovanni di Shangai e San Francisco
(Pronunciata a Shanghai nel 1936)

Quando Cristo fu condannato a morte da Pilato e portò la Sua croce al Golgota, molti Lo seguirono.
Tra Lui camminavano sia i nemici che i discepoli di Cristo . Tuttavia, la maggior parte di questi ultimi nascose la propria vicinanza a Cristo, e solo le donne piangevano e facevano lamenti apertamente per il loro Maestro. Pertanto, Cristo si rivolse solo a loro durante il Suo cammino verso il Golgota. (altro…)
L’incredulo Tommaso
Commento alla pericope evangelica della seconda domenica di Pasqua. (Giovanni 20, 19-31)
Dal Commento al Vangelo secondo Giovanni del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria
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19–23. La sera di quello stesso giorno, il primo giorno della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!» Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli si rallegrarono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha inviato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi abbiate rimesso i peccati, sono stati rimessi; e a chi li riteniate, sono stati ritenuti.»
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Messaggio per la Pasqua del 2025
“La tua Croce, o Signore,
è vita e risurrezione per il tuo popolo…”.
(Stikhira delle Lodi del Mattutino domenicale, tono pl. 2)

Cari Padri e Fratelli, figli nel Signore risorto,
Siamo giunti ancora una volta alla Pasqua ortodossa, alla gioia indescrivibile della Vita, della Luce e dell’Eternità. La certezza della Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo riempì di gioia immensa il cuore dei Suoi Discepoli e Apostoli. Questa grazia e questa gioia sono custodite nella nostra santa Chiesa e noi vi partecipiamo attraverso i santi Misteri e le virtù.
Ogni Domenica dell’anno ecclesiastico, sentiamo nel Vangelo del Mattutino lo stesso gioioso annuncio della Risurrezione, che le benedette donne Mirofore ricevettero dal santo Angelo. E come loro, ci affrettiamo “con timore e gioia grande” (Mt 38, 8) a trasformare la notizia della risurrezione in esperienza, cioè in un atteggiamento di vita nella pratica dentro di noi e con coloro che ci circondano. (altro…)