«Vendi quello che hai»
Commento alla pericope evangelica della tredicesima Domenica di Luca. (Luca 18, 18-27)
Dal Commento al Vangelo secondo Luca del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

18-23. E un notabile gli chiese: «Maestro buono, che debbo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio. Conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e la madre.» Egli allora disse: «Tutto ciò l’ho osservato fin dalla giovinezza.» Gesù ascoltò, e gli disse: «Ancora ti manca una cosa sola: vendi tutti quel che hai, distribuisci ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi.» Ma quello, udito ciò, diventò molto triste perché era molto ricco.
Alcuni pensano che quest’uomo fosse astuto e cercasse di mettere alla prova il Signore con le parole. Ma non è così che appare; piuttosto, era un amante del denaro, e Cristo stesso lo rimproverò come tale. Marco dice che quell’uomo corse, si inginocchiò davanti a Gesù e gli fece la sua domanda, e che Gesù, guardandolo, lo amò. [Mc 10, 17-22] L’uomo è un amante del denaro e si avvicina a Gesù desideroso di sapere come lui, insieme alle sue ricchezze, avrebbe potuto ereditare la vita eterna. Poiché non c’è nessuno che ami la vita prolungata tanto quanto un uomo che ama il denaro. Perciò quest’uomo pensò che Gesù avrebbe potuto mostrargli un modo in cui avrebbe potuto vivere per sempre godendo del possesso delle sue ricchezze. Ma quando il Signore gli disse che proprio il non possesso è ciò che conferisce la vita eterna, se ne andò come se si pentisse sia della sua domanda che della risposta di Gesù. Nella sua mente aveva bisogno della vita eterna proprio perché aveva grandi ricchezze. Se avesse rinunciato ai suoi beni, perché avrebbe voluto la vita eterna, pensava, dal momento che quella vita sarebbe stata la vita di un povero? Si era avvicinato al Signore come se il Signore fosse semplicemente un uomo e un insegnante. Perciò il Signore gli mostra che non bisogna avvicinarsi a lui in questo modo, dicendo: “Nessuno è buono, se non Uno, cioè Dio”. Con questo vuol dire: “Tu mi chiami buono; perché allora mi chiami anche maestro? Sembra che tu pensi che io sia uno tra tanti uomini. Ma se così fosse, non sarei buono, perché nessun uomo è buono in sé e per sé. Solo Dio lo è. Se vuoi chiamarmi buono, devi chiamarmi buono perché sono Dio; allora non avvicinarti a me come se fossi semplicemente un uomo. Ma se pensi che io sia solo un uomo , non chiamatemi buono. Perché in verità soltanto Dio è buono, e fonte della bontà, e causa prima della bontà stessa.” Se un uomo è buono, non è buono in sé e per sé, ma solo perché riceve una parte della bontà di Dio. Inoltre, la bontà di un uomo è mutevole. (altro…)
Il ricco stolto
Commento alla pericope evangelica della nona Domenica di Luca. (Luca 12, 16-21)
Dal Commento al Vangelo secondo Luca del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

16-21. Ed egli raccontò loro una parabola, dicendo: «Fu produttiva assai la campagna di un uomo ricco. Discorreva tra sé, dicendo: Non ho dove raccogliere i miei raccolti, come farò? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi, vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: Anima, hai molti beni messi da parte per molti anni. Riposati, mangia, bevi e sta’ allegra. Ma Dio gli disse: Stolto! questa stessa notte ti verrà richiesta l’anima, e a chi andranno le cose che hai preparato? Così accade a chi accumula tesori per sé stesso e non si arricchisce davanti a Dio.» (altro…)
Sull’inesistente eresia del “ciprianismo”

Il valore dell’ordine nella vita spirituale
Dell’archimandrita Akakios Aghiogrigoriatis

Quella che segue è la trascrizione di una conferenza tenuta da p. Akakios, del Monastero di San Gregorio Palamas a Etna, tenuta al Seminario teologico “San Fozio”.
P. Akakios, nato e cresciuto a San Bernardino, California, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche presso la California State University di San Bernardino. Ha inoltre una licenza in teologia presso il Center for Traditionalist Orthodox Studies e un Dottorato in Ministero e Studi Pastorali Avanzati presso il San Francisco Theological Seminary, uno degli istituti membri del Graduate Theological Union di Berkeley. Oltre a questi risultati, P. Akakios ha seguito studi post-laurea in Scienze Politiche all’Università della California di Riverside e in Psicologia, Sociologia e Educazione presso la California State University di San Bernardino. Come insegnante qualificato nello Stato della California nell’ambito dell’educazione della prima infanzia, Padre Akakios ha insegnato in diverse scuole per alcuni anni fino a entrare in contatto con la Chiesa Ortodossa. Dopo il battesimo, entrò nella Fraternità del Monastero di San Gregorio Palamas nella sua prima sede a Highland, California, ricevendo la tonsura monastica nel 1978. Ordinato diacono presso la Chiesa dell’Annunciazione a Montreal, fu successivamente ordinato sacerdote nella seconda sede del Monastero di San Gregorio Palamas a Hazeville, Ohio, dal Metropolita Cipriano di Oropos e Filì, di beata memoria, nel 1982. Nel 1983, il Monastero di San Gregorio Palamas si trasferì nella sua terza e ultima sede a Etna, California. Padre Akakios servì con grande diligenza all’altare e in altre obbedienze monastiche per diversi anni fino al 1986, quando, appena un mese dopo la consacrazione dell’allora Archimandrita Chrysostomos all’episcopato, succedette a quest’ultimo come Abate del Monastero di San Gregorio Palamas ed fu elevato alla dignità di Archimandrita.
1925 – 2025 Anniversario dell’apparizione della Croce sul cielo di Atene

Esattamente un secolo fa, il 27 settembre del 1925 (14 settembre secondo il calendario ecclesiastico), durante la celebrazione della festa dell’Universale Esaltazione della Veneranda Croce, avvenne ad Atene un segno straordinario: una luminosa Croce apparve nel cielo, sopra il monastero di san Giovanni il Teologo a Imetto, sobborgo di Atene. Più di duemila fedeli, radunati per l’Agripnia, la contemplarono con timore e gioia per oltre mezz’ora, mentre essa irradiava luce su quanti pregavano.
Nella sezione biblioteca un resoconto dei fatti e una omelia del Vescovo Gherontios del Pireo: Apparizione della Croce sul cielo di Atene nel 1925 in formato pdf
È disponibile anche una versione “6 pollici” per smartphone: Apparizione della Croce su Atene 6 pollici
Cosa è necessario per la salvezza?
Dagli appunti dello ieromonaco atonita Arsenji
Fonte: Appendice di Лествица до врат небесных : Как читать «Лествицу» мирянину [La scala verso le porte del cielo: come un laico dovrebbe leggere la “scala”], dell’Igumeno Herman (Osetskji) (+1895), Mosca, 2003.

1. Essere saldi nella fede ortodossa, come insegna la nostra madre la Santa Chiesa: non seguire scismi o eresie, perché conducono alla perdizione. (altro…)
«Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati»
Omelia di San Giovanni di Kronstadt per la sesta Domenica di Matteo

Oggi è stato letto il Vangelo di Matteo sulla guarigione, da parte del Signore, di un paralitico portato su un letto. Dice quanto segue: In quel tempo Gesù salì sulla barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, i tuoi peccati sono rimessi». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia!» Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate malvagità nel vostro cuore? Infatti, cos’è più facile, dire: “Sono rimessi i tuoi peccati”, o dire: “Alzati e cammina”? Allora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati, alzati – disse allora al paralitico – prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che un tale potere aveva dato agli uomini. (Matteo 9,1-8). Qui termina il Vangelo. E nell’odierna lettura del Vangelo si parla della misericordia del nostro comune Salvatore verso un uomo sfortunato, e anche nel Vangelo di domenica scorsa si parlava della Sua misericordia. Allora si parlava della guarigione degli indemoniati, che soffrivano terribilmente a causa degli spiriti maligni, e ora si parla della guarigione del paralitico. Lì, la causa della miseria e della sventura erano i peccati, come si può vedere dall’insegnamento morale di Gesù Cristo al malato guarito alla piscina delle pecore: «Ecco, sei guarito. Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio» (Giovanni 5:14). E qui la causa dell’indebolimento delle membra del corpo e dell’anima stessa erano i peccati; poiché il Medico delle anime e dei corpi dice al malato: «Figliolo, i tuoi peccati sono rimessi ». (altro…)
San Glicherio il Confessore
San Glicherio il Confessore

San Glicherio nacque il 9 febbraio del 1891 ed ebbe al battesimo il nome del Santo Megalomartire Giorgio. Suo padre morì poco dopo la sua nascita e così egli rimase orfano all’età di soli sette anni. Ebbe fin da giovanissimo una propensione alla preghiera e alla vita di ascesi, e questo lo condusse naturalmente alla vita monastica. Si pose sotto l’obbedienza dell’Igumeno Teofilo, abate dell’antico monastero di Cetățuia. La vigilia di Natale del 1916, fu tonsurato monaco con il nome di Glicherio, che in greco significa “colui che è dolce”. L’obbedienza del nuovo monaco Glicherio consisteva nel lavorare in cucina, preparare da mangiare per gli altri monaci e custodire il fuoco. Adempiendo a questo, si preoccupava anche di non perdere le funzioni religiose. Il monaco Glicherio fu ordinato diacono nel gennaio 1918 e sacerdote due anni dopo. Proseguì le sue varie obbedienze monastiche e in seguito fu nominato abate dello skit della Protezione della Tuttasanta a Neamț, dove fu raggiunto dal suo compagno di ascesi, lo ierodiacono David. (altro…)
Il cieco nato
Omelia di San Giovanni di Kronstadt

Oggi, amati fratelli, è stato letto il Vangelo di Giovanni sulla guarigione di un uomo cieco dalla nascita da parte di Gesù Cristo: avete ascoltato questa storia divina. Il Signore, la Luce del mondo, compì tale grande miracolo in questo modo: sputando per terra, fece dell’argilla con lo sputo, cioè una soluzione di terra e umidità, e unse gli occhi del cieco con l’argilla, dicendo: «Va’, lavati nella piscina di Sìloe (che si traduce ‘Inviato’). Egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.»(Gv 9, 6-7) Ma, cosa ancora più importante, questo cieco riacquistò la vista con i suoi occhi spirituali, non solo con quelli fisici. Credeva in Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo, a vergogna di tutti i sapienti e i prudenti tra gli ebrei, che non credevano nel Signore nonostante la moltitudine dei Suoi miracoli, che testimoniavano chiaramente la Sua divina onnipotenza. Questa circostanza, ovvero l’incredulità dei dotti e nobili ebrei in Gesù Cristo come Dio-uomo, mi dà motivo di parlarvi brevemente della cecità spirituale, che è molto più pericolosa e più degna di pietà, e talvolta di lacrime, della cecità fisica. (altro…)
Il paralitico di Betzetà
Commento alla pericope evangelica della quarta domenica di Pasqua. (Giovanni 5, 1-15)
Dal Commento al Vangelo secondo Giovanni del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

1-4. Dopo queste cose era la festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. C’è a Gerusalemme, presso la Porta delle pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzetà, che ha cinque portici, sotto i quali giaceva una moltitudine di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il movimento delle acque. Infatti un angelo del Signore in certi momenti scendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo a entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua, guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. (altro…)