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Sulla nostra coscienza

Omelia di San Giovanni di Kronstadt per la Domenica del Giudizio Universale

Amati nel Signore, fratelli e sorelle miei! Oggi abbiamo letto nel Vangelo di Matteo le parole di nostro Signore Gesù Cristo riguardo alla Sua seconda, gloriosa e terribile venuta sulla terra; leggiamo di come Egli siederà sul trono della Sua gloria per giudicare il mondo, e di come tutte le nazioni saranno riunite davanti a Lui, tutti, quelli la cui vita è trascorsa, quelli che ora vivono e quelli che devono ancora nascere. Ed Egli li separerà gli uni dagli altri, come il pastore divide le sue pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a me». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? O quando ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a te?» E il re, rispondendo, dirà loro: «Vi dico in verità, in quanto avete fatto questo a uno di questi miei piccoli fratelli, lo avete fatto a me». Poi dirà anche a quelli alla sinistra: «Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.» Allora anch’essi gli risponderanno: dicendo: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo prestato aiuto?» Allora egli risponderà loro: «Vi dico in verità, in quanto non l’avete fatto a uno di questi più piccoli, non l’avete fatto a me.» E questi andranno al castigo eterno, ma i giusti alla vita eterna (Mt 25,32-46).

Così il Signore conclude le Sue parole sul giudizio finale, terribile, dell’umanità! Quanto dolci e gioiose suonano queste parole ai giusti e quanto amare e severe ed eternamente immutabili suonano ai peccatori dal cuore duro! Così i misericordiosi otterranno misericordia (Mt 5, 7). Coloro che hanno immagazzinato l’olio delle buone azioni potranno entrare nella camera nuziale, perché il giudizio è senza misericordia verso chi non ha usato misericordia (Gc 2,13). Ora, fratelli e sorelle, è utile domandarci e riflettere: da che parte staremo? A destra o a sinistra; con le pecore, o con le capre; con i beati o con i maledetti? Direte: chi può conoscere una cosa simile, se non il Signore, che salva i retti di cuore (Sal 7,10), e che possiede la bilancia della giustizia più veritiera? Solo al Signore appartiene la perfetta conoscenza riguardo ad ogni uomo, solo Lui sa chi di noi starà dalla parte destra, e chi starà dalla parte sinistra; Solo Lui sa quale persona giusta starà qui nella sua giustizia, e quale no, quale peccatore ritorna sinceramente e si pente, e da capro viene trasformato in pecora, e quale alla fine si indurisce nel peccato.

Ma a noi, fratelli, è dato almeno di conoscere qual è il nostro stato adesso: chi siamo, pecore o capri? La nostra coscienza, giudice incorruttibile e testimone dei nostri pensieri, parole e azioni, ci mostra se siamo pecore umili e gentili dell’ovile razionale, se siamo disposti a condividere i nostri beni con chi è nel bisogno, o se siamo orgogliosi, peccatori egoisti, malvagi, vendicativi e spietati, che, come capri, sono pieni del fetore delle nostre impurità. Questo lo possiamo sapere di noi stessi proprio qui ed ora, nel proseguimento della nostra vita terrena, e quindi possiamo giudicare da che parte potremmo stare al momento del terribile giudizio. Staremo cioè sul lato sinistro se rimaniamo peccatori impenitenti e non corretti, pieni del nostro orgoglio e della nostra malizia, con impurità peccaminose nei nostri cuori e nei nostri corpi; tuttavia possiamo sperare che, attraverso la fede, il pentimento e le buone azioni, potremmo stare dalla parte giusta; la scelta da che parte stare dipende da noi. Il tempo è stato donato a ciascuno di noi dal Salvatore misericordioso per rinsavire, pentirsi, correggersi, fare scorta di un eccesso di olio di misericordia e di ogni virtù, per non vergognarsi nel giudizio. Prendiamoci quindi cura di diventare agnelli di mitezza e dolcezza, amore e compassione, pazienza e longanimità, umiltà e obbedienza, temperanza e purezza, e fuggiamo tutti gli opposti di queste virtù. Poiché queste virtù ci procurano in questa vita le benedizioni del Padre Celeste, e nella vita futura ci stabiliscono dalla parte giusta.

Perciò, ripeto, spetta a noi diventare degni di stare dalla parte di destra nel terribile giudizio, e di fuggire dalla parte di sinistra; ascoltare la voce benedetta del Salvatore, che ci chiama nel Regno dei Cieli, e fuggire la voce terribile che ci getta nel fuoco eterno.

Scriviamo qui, per così dire, le nostre azioni, la giustificazione eterna o la condanna eterna per noi stessi al terribile giudizio; e così diciamo che il giudizio futuro è scritto per eseguire su di essi, si dice, il giudizio scritto (Sal 149,9). I libri della nostra coscienza ci giustificano o ci condannano, e non ci resta che ascoltare la sentenza giusta ed eterna del Giudice di tutti. Affrettiamoci, mediante il pentimento sincero e la carità, a cancellare dalla nostra coscienza tutti i nostri peccati, volontari e involontari, e a scrivere nella nostra coscienza ogni buona azione. Le loro opere li seguono (Ap 14, 13), dice la Scrittura. Amen.


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