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«Per un giudizio sono venuto in questo mondo»

Omelia di San Filarete di New York per la Domenica del cieco nato.

Oggi abbiamo ascoltato nella Divina Liturgia il racconto del Santo Evangelista Giovanni il Teologo sulla guarigione, da parte di Gesù Cristo, dell’uomo nato cieco, che cioè non aveva mai visto nulla prima. È caratteristico che, alla fine di questo racconto evangelico, il Signore abbia detto: «Io sono venuto in questo mondo per il giudizio, perché vedano quelli che non vedono; e perché quelli che vedono diventino ciechi» (Gv 9, 39). E i suoi nemici infedeli, gli scribi e i farisei, probabilmente con ironia e scherno, gli chiesero: «Siamo ciechi anche noi?» (Gv 9, 40). E ricevettero una risposta, poiché disse loro il Signore: «Se foste ciechi, non avreste peccato» (Gv 9, 41), perché se uno non sa e non vede, non può trasgredire consapevolmente e non pecca così tanto. Anche se commette un errore, il Signore stesso non lo trova un peccato, se la persona non sapeva di peccare. Per questo il Signore disse: «Se foste ciechi, non avreste peccato, ma poiché dite “noi vediamo”, allora il vostro peccato rimane» (Gv 9, 41).
Ricordate, questa è una frase spaventosa, perché è stata pronunciata da Colui che solo può giustificare o condannare, e ha detto che il loro peccato rimaneva. Nostro Signore Gesù Cristo ha dato a colui che era stato cieco non solo la visione fisica, ma anche quella spirituale. Allo stesso tempo, il Vangelo illustra come, con la loro ostinazione, i nemici di Cristo si rendono sempre più ciechi, persistendo nelle loro illusioni.

Quando il Signore guarì il cieco, a questi fu chiesto come fosse accaduto. Rispose che non poteva rispondere a questa domanda: era cieco quando il Signore gli si avvicinò. Probabilmente aveva sentito qual era il nome del Salvatore, motivo per cui rispose: «Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha unto gli occhi e mi ha detto: Va’ alla piscina di Siloe e lavati: e io sono andato e lavato e ho riacquistato la vista» (Gv 9, 11). Gli chiesero chi fosse Gesù, e lui disse «non lo so»(Gv 9,12). Fu condotto dai farisei ed essi lo esaminarono. Disse brevemente: «Mi ha messo del fango sugli occhi, io mi sono lavato e ci vedo» (Gv 9, 15). Ora c’era una disputa tra i farisei e i nemici di Cristo, «una divisione tra loro», come dice il Vangelo (Gv 9, 16). Alcuni farisei dicevano: «Quest’uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato» (Gv 9, 16), il che significa che non ha osservato la Legge. Altri discutevano dicendo: «Come può un uomo peccatore fare tali miracoli ?» (Gv 9, 16). Colui che era stato cieco sentì questa disputa e la verità gli divenne sempre più chiara. Quindi le parole di uno del gruppo dei farisei (come può un uomo peccatore fare tali miracoli) diventano la linea guida per le sue ulteriori azioni. Gli fu chiesto più e più volte, e interrogato, e poiché continuavano a fare le stesse domande, alla fine disse loro: «Ve l’ho già detto e non avete sentito: perché lo sentirete di nuovo? sarete anche voi suoi discepoli?» (Gv 9, 27). Per loro, accaniti nemici di Cristo, essere suoi discepoli?! L’uomo non aveva idea, ovviamente, di quale colpo fossero state per loro le sue parole. Allora gli dissero con rancore e rabbia: «Tu sei suo discepolo; ma noi siamo discepoli di Mosè. Sappiamo che Dio parlò a Mosè: quanto a costui, non sappiamo di dove sia» (Gv 9, 28-29).

La Chiesa, raccontandoci oggi di questo miracolo del Salvatore, allo stesso tempo canta nella persona di ciascuno di noi: «Cieco dei miei occhi spirituali, vengo a te, o Cristo, come un cieco nato». Non molto tempo fa abbiamo pregato intensamente nostro Signore: «Concedimi di vedere i miei peccati». Se chiediamo di vedere, di poter vedere i nostri peccati, significa che non possiamo vederli così bene come è necessario. Questo perché i nostri “occhi spirituali” sono ciechi. Ecco perché questa preghiera della chiesa è piena di senso e significato per ognuno di noi. I Santi Padri dicono anche sempre che gli uomini non possono vedere i propri peccati così chiaramente come dovrebbero.

Molto tempo fa abbiamo già dato questo esempio dalla vita di un asceta, che chiese a Dio di fargli vedere fino a che punto la natura umana fosse corrotta dal peccato. E quando il Signore, in una visione misteriosa, gli rivelò fino a che punto l’uomo è corrotto dal peccato, l’asceta sentì di essere sul punto di impazzire per il terrore, e supplicava Dio di nascondergli questa visione per sempre. Questa è la misura in cui le persone sono corrotte dal peccato. San Macario d’Egitto diceva che una persona può essere buona, ma nel profondo della sua anima le radici possono essere velenose. Nostro Signore Gesù Cristo è venuto per guarirci da questa frattura, perché nessun’altra forza al mondo può guarirci da questa spaventosa corruzione causata dal peccato. Questo è ciò che gli attuali riformatori della vita dimenticano e tendono a non vedere quando propongono le loro idee. Dimenticano, o non sanno, che una persona è una creatura peccaminosa. Pertanto, come diceva Sant’Agostino, gli uomini differiscono solo nella misura in cui ciascuna di loro è malvagio. Dovremmo sempre renderci conto di quanto siamo peccatori e corrotti e implorare Dio di guarire gli occhi della nostra anima nel modo in cui ha dato la guarigione fisica e spirituale a questo cieco nato di cui abbiamo sentito parlare. Amen.


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