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«Troverete il bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia»

Omelia per la Natività del Metropolita Filarete di Mosca

Il significato del bambino Gesù avvolto in fasce ci viene spiegato da uno degli antichi dottori cristiani. Nelle sue fasce, Gesù predice la propria sepoltura. In realtà le fasce di un neonato e il sudario dei morti erano originariamente tessute da un artigiano; la culla e la bara hanno lo stesso artefice. Se il peccato non avesse dato origine alla bara e al lenzuolo avvolgente, non ci sarebbero state neppure le fasce e la culla. Proprio come i dolori del parto sono l’inizio della morte, così la culla è il precursore della bara, e le fasce sono il primo lembo del sudario che gradualmente si forma.

Per questo motivo, il Figlio di Dio, che è stato volontariamente avvolto in fasce, prefigura così una vita di incessante ascesi. Chiunque tu sia, se desideri seguire Cristo, devi passare attraverso l’ombra della morte, sul sentiero che porta alla nascita a vita eterna. Ogni strumento di offesa deve essere tagliato (Mt 18, 8), ogni movimento ostinato deve essere frenato e troncato, ogni desiderio terreno deve essere legato e mortificato: mortifica dunque le tue membra che sono sulla terra (Col 3, 5).

Come se fossi avvolto in fasce, devi mantenere la libertà di aprire gli occhi solo quel tanto che basta per guardare serenamente i legami del tuo uomo vecchio (Ef 4, 22), e così mortificherai la tua vista; devi proteggere la tua bocca perché respiri solo preghiere. Fu così che i fedeli seguaci del Signore sopportarono nei loro corpi la morte del Signore Gesù e morirono ogni giorno (2Cor 4, 10; 1Cor 15, 31), ma in quella stessa morte ottennero nuova vita, come morenti, ed ecco, così noi viviamo (2 Cor 6, 9).La nostra vita ascetica è un segno costante del cammino di Cristo, e la bara del vecchio è veramente la culla dell’uomo nuovo.

Infine, questo sarà per voi un segno: troverete il Bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Se l’infanzia e le fasce del Dio-Uomo sono segni della sua profonda umiliazione e mortificazione, allora la sua mangiatoia raffigura una povertà insondabile. Si era già sminuito davanti ai suoi angeli diventando uomo, essendo un bambino in fasce. Ha accettato ciò che Lo sminuisce davanti agli uomini. Ora si accontenta ancora di più, e la Parola che è inseparabilmente con Dio (Gv 1, 1) è annoverata tra le bestie irrazionali.

Oh, come davanti a questo segno del divino impoverimento, tutta l’esaltazione dell’umanità, tutta la gloria del mondo, non è solo abbattuta e sminuita, ma è ridotta a nulla, scompare e si nasconde nel suo stesso annientamento! E benedetto è colui che si prostra dinanzi alla mangiatoia del Dio-Uomo come trovandosi davanti a un Trono Regale. Colui che gli cade ai piedi, lo vede sopra di sé ad una tale altezza come nei cieli stessi! Perda pure il mondo intero, si perda nell’abisso sconfinato del suo abbassamento: questa sconfinatezza è essa stessa il confine della comunione con la sconfinata Divinità. Venga pure meno la sua anima, secondo il grido del Salmista: «vengo meno per l’attesa della salvezza» (Sal 118, 81).


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