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La Santa Ortodossia

La santa Ortodossia
Conversazione in un chiosco turco sul Monte Athos

Un monaco athonita
Un monaco athonita

– “Che cos’è il Cristianesimo, venerabile Padre ?” gli domandammo da principio.
Padre Cirillo si segnò e cominciò così:
– Il Cristianesimo, fratelli cari, è una “imitazione della natura di Dio” come dice bene S. Gregorio di Nissa… Ma vedete, fratelli in Cristo, ancor prima di domandarsi che cosa sia il Cristianesimo, conviene rifarsi una mentalità cristiana. Finché non avrete rinunciato alle abitudini acquisite nelle Università e rinforzate dai condizionamenti del mondo profano, vero abominio della desolazione, e cioè dal criticismo permanente, dalla dialettica, dal dubbio fatto sistema, dall’angoscia filosofica che non ha altra uscita se non il suicidio, non potrete comprendere nulla dell’essenza del Cristianesimo, il quale occupa un livello sopra-razionale e si serve di un linguaggio analogico e simbolico. Voi siete degli studenti simpatici, ma come tali vittime della droga delle raziocinazioni, fatte di argomenti antitetici, di costruzioni intercambiabili, che portano solo alla negazione di Dio dapprima, poi a quella dell’uomo sua immagine. Ridiventate prima degli esseri atemporali, dei contemporanei del Logos; raggiungerete con il cuore ciò che l’ordine della ragione non vi farà mai raggiungere. Disfatevi dello spirito storicistico proprio delle genti dell’Occidente, atee o credenti, il quale tende a vedere solo degli “avvenimenti” ed è sensibile solo all’uomo Gesù, dimenticando il Cristo preeterno, negando miracoli e resurrezione. Da ciò sorge la tentazione delle vostre Chiese di occuparsi prima di storia, poi di politica, e quindi di secolarizzarsi senza quasi accorgersene….
Interessati dal discorso insolito e insieme curiosi e scettici domandammo a Padre Cirillo di precisare il suo pensiero.
– La verità, riprese, è stata limitata al semplice fatto, il relativo ha ricevuto il carattere di assoluto e l’assoluto stesso è stato strappato via. Nello stesso tempo è stato creato il mito del senso della storia, del progresso indefinito della specie, mito che una semplice passeggiata tra le civiltà del passato e una rapida analisi dell’animo umano sono sufficienti a demolire. I Padri beati e glorificati si mostrano indifferenti all’aspetto storico del Cristo Salvatore, preferendo vedere in lui il Logos di prima dei secoli, la Sophia eterna. La sua vita terrestre, le sue azioni, le sue parole, essi le interpretano allegoricamente. Se voi riporterete la vostra mente in questa direzione, cari fratelli, comincerete a comprendere che cosa significhi “imitazione della natura di Dio”.-
Intervenni allora in questi termini:
– Voi non pensate, venerabile vecchio, che la Chiesa possa essere condotta, pur restando fedele all’essenziale del suo messaggio, a modificare i suoi modi in funzione dei cambiamenti d’epoca o ad adattarsi alle diverse circostanze?
La risposta del Vecchio non si fece attendere:
– Sapete che cosa fa che si rispetti la Santa Chiesa Ortodossa? È il fatto che essa non si lascia manipolare o influenzare. La Chiesa non ha da adattarsi a delle “novità” che domani si riveleranno scadute e saranno rimpiazzate da altre, né a riformarsi, quando siamo noi a dover essere riformati da essa, né a conformarsi allo spirito del mondo, né a consultarlo, quando lo spirito del mondo non è altro se non l’emanazione delle tenebre traviate. Essa non ha da subire i condizionamenti e le seduzioni fìlosofìche, politiche, scientifiche di questo mondo destinato a scomparire come l’erba dei campi. Essa che i Padri dicono superiore alla prima Creazione, non ha da aprirsi al mondo; ma chiunque vi entri deve lasciare questo mondo ed il suo principe alla porta, se essi rifiutano di entrarvi attraverso la penitenza e la mortificazione dell’impudicizia, della cupidigia e della superbia… Prendete l’esempio della cosiddetta “giustizia sociale” elargita sulla terra: resterà un’illusione finché l’uomo non avrà trovato Dio nel suo cuore. Ogni altro atteggiamento è l’inizio della decomposizione.
Padre Cirillo riprese dopo alcuni istanti:
– Ci viene rimproverato un eccessivo rigore, un rifiuto di adattamento. Ma a che cosa porta l’alleggerimento delle Quaresime? Alla loro totale scomparsa. A che cosa l’accorciamento delle preghiere? Al loro rimpiazzo con delle officiature sacrileghe. A che cosa il conformarsi al secolo? Allo spopolarsi delle Chiese e alla caduta delle vocazioni. Più le Chiese dell’Occidente si ingegnano a inventare dei metodi nuovi per attirare la gioventù, più questa perde la fede!
– Qual è allora la missione della Chiesa?
– Trasmettere la fede degli antenati e dei Padri Teofori, una fede integra e pura. Anche se ciò un giorno potrà dispiacere ai potenti e suscitare delle persecuzioni tali che quelle dell’Impero Romano non sono nulla al confronto. L’Ortodossia è precisamente la fedeltà alla Tradizione, una tradizione più limpida del cristallo, sigillata da Dio, non soggetta a varianti; essa ha il senso di una continuità perfetta, senza diminuzioni né aggiunta di una sola parola, di una sola lettera. San Giovanni Damasceno il Sublime ha detto: “Noi non cambiamo i confini che i nostri padri hanno posto, ma conserviamo la tradizione come noi l’abbiamo ricevuta.” E San Marco di Efeso il Divino: “Nessuna concessione è permessa quando si tratta della nostra fede.” Così conserviamo nei vasi di argilla della nostra indegnità il deposito intatto e inalterato.
– Ma allora, venerabile padre, in definitiva che cos’è la Tradizione?
– È la trasmissione delle realtà spirituali e segna la continuità di una conoscenza uscita dagli inizi del mondo, dal Paradiso. Questa Tradizione è la fede data dal Dio-Uomo, Nostro Signore Gesù Cristo, ai suoi Apostoli e insegnata dalla Chiesa alle generazioni. Essa è inoltre l’immensa e immemorabile eredità che costituiscono la Bibbia, il Credo, i decreti conciliari, gli scritti dei santissimi Padri, bocche d’oro del Verbo, i trattati dottrinali e canonici, i libri liturgici, le sante icone, la Divina Liturgia.
– Voi non riconoscete l’autorità di tutti i Concili?
– I sette grandi e santi Concili ecumenici hanno posto i fondamenti definitivi di tutta la Chiesa; ad essi ci sottomettiamo con fede e pietà. Essi hanno normativamente precisato il messaggio cristologico della Chiesa, il mistero del Cristo vero Dio e vero Uomo, l’unità assoluta di Dio inseparabile da una diversità non meno assoluta, le Ipostasi, l’unione in Cristo delle due nature, la maternità di Maria, la “sinergia” tra la grazia divina e lo sforzo umano, la venerazione delle immagini, pegni dell’incarnazione e della metamorfosi della materia in Spirito… I Concili che sono seguiti non hanno apportato nient’altro ovvero hanno smorzato la serie delle deviazioni e delle alterazioni della Verità, sorgente di vita… Questo settenario simboleggia i sette sigilli dello Spirito, i sette pilastri della fede del Verbo sui quali si fonda la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica… Ora, ciò che dissero i Padri, lo diciamo anche noi…
– Tuttavia non tutti i Patriarcati ortodossi si mostrano refrattari a delle influenze moderne…
– Malgrado alcune spiacevoli eccezioni, dovute a carenza di dottrina e di informazione, la Santa Ortodossia si rifiuta di scendere a patti con l’apostasia del mondo attuale, regno dell’Anticristo.
Quindi padre Cirillo martellò questa frase che per lui era definitiva :
– La civiltà dell’Anticristo non è altro se non la disumanizzazione dell’uomo.
Non potevamo concludere qui ; allora il mio amico domandò:
– Venerabile padre, che cos’è l’Anticristo ?

Padre Cirillo non rispose subito, forse era stupito per la nostra ignoranza, o forse esitava di fronte ad un tale argomento. Infine :
-Figlioli cari, l’Anticristo è colui nel quale l’umanità vedrà il suo più grande benefattore e che sarà il suo peggior nemico. È per la sua venuta che lavorano i senzadio e numerosi cristiani incoscienti delle conseguenze più remote, persone che sposano con candore le tesi materialiste e sotto il pretesto del Vangelo seguono dei “pastori-lupi”, veri strumenti della potenza delle tenebre.
– L’Anticristo, continuò, non vuole abolire la religione, auspica di prenderla al suo servizio. Ma per far ciò deve abolire la fede in Cristo, quella fede che il Signore stesso farà tanta fatica a trovare al suo ritorno, come ha detto. La strategia dell’Anticristo è di far per prima cosa dimenticare tutto ciò che permette all’uomo di elevarsi verso l’Infinitamente Vivente e di sostituirlo con delle comodità tecnocratiche, dei divertimenti, delle sicurezze sociali, spazzatura agli occhi di Dio. Suo interesse è di far credere che il pane domandato nel Padre Nostro sia unicamente il “pane quotidiano” di cui sarebbe il distributore, allorquando si tratta del pane sopraessenziale e cioè dello Spirito Santo. Il suo interesse è di sopprimere le personalità umane per rimpiazzarle con degli individui, una massa amorfa, anonima e irresponsabile di cui egli soddisfa gli istinti immediati seducendola con l’aiuto di slogan idealisti… Come un mendicante il Signore Gesù ha avuto l’ultimo posto alla tavola di questo mondo, quando i primi seggi sono riservati ai politici, agli intellettuali, agli sportivi, ai banchieri per farli acclamare da migliaia di giornali e di libri che ogni giorno bestemmiano la maestà divina. Il Cristo, nostro maestro, è ignorato, deriso; ai suoi templi succedono quelli della cultura deicida.
– Si è detto che il Monte Athos sia il baluardo contro l’Anticristo. È vero, padre santo ?
– Di tutta l’Ortodossia è vero che la Santa Montagna è la guardiana più rigorosa della Tradizione cristiana, avendo trapassato col suo sperone tutte le vicissitudini della storia umana: è sopravvissuta alla caduta dell’impero bizantino, è sfuggita all’ingrandirsi dell’Islam, ha rifiutato la tiara di Roma e la falce di Mosca, combattendo incessantemente tutte le eresie dell’Oriente e dell’Occidente.
– Ma, soggiungiamo, fra tutti i Cristiani di oggi voi siete un’infima minoranza a pensarla così…
– La maggioranza può essere solo una moltitudine di persone che si evita di informare e che giudicano su tutto senza saperne niente. Una persona più Dio, ecco la maggioranza!… La Chiesa, che non ha mai ricevuto la promessa di una vittoria sulla terra, esisterà fino alla fine, anche ridotta a un piccolo gregge… Io so, fratelli cari, che dappertutto si dice che noi siamo solo un ammasso di monaci pidocchiosi, fanatici ed ignoranti, quando invece non siamo qui per altro se non per testimoniare la gloria dell’Onnipotente anche con la nostra sporcizia e la nostra ignoranza. Si dirà ben presto di noi che siamo una setta, mentre l’accumulo di tutte le eresie ammassato in venti secoli passerà per verità!… Ma noi accettiamo di essere odiati dagli uomini, visto che noi non siamo mai separati dall’Amore tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio. Sì noi apparteniamo al piccolo resto di cui parla San Paolo, che non si è inginocchiato davanti a Baal. Noi sappiamo con Bastilo il Grande che “non è la moltitudine che sarà salvata” e con Niceforo il Confessore che “se anche un piccolo numero resta attaccato alla pietà ortodossa, è questo che costituisce la Chiesa”.
– Voi ci fate pienamente capire, venerabile Padre, l’irremovibile attaccamento dell’Ortodossia alla tradizione. Purtuttavia, molto curiosamente, vi è in essa a fianco dell’aspetto ieratico immutabile, un lato molto vasto modernissimo che l’Occidente ignora. Pensiamo per esempio all’uso delle lingue parlate nella Liturgia, alla scelta del Vescovo da parte del popolo o al matrimonio dei preti.
– Non sono questi due aspetti, uno antico e l’altro moderno; è la tradizione tale e quale è sempre stata. L’uso obbligatorio del latino in tutta la Cristianità occidentale l’ha rigidifìcata, uniformizzata sopprimendo arbitrariamente la diversità delle manifestazioni liturgiche… Il matrimonio dei preti è sempre esistito nel Cristianesimo ortodosso nel quale non si è mai confuso l’ordine sacerdotale con l’ordine monastico. Al Concilio di Nicea, un grande asceta egiziano, S. Pafnuzio, ricordò la castità spirituale dell’amore coniugale e l’intera compatibilità tra sacerdozio e matrimonio. Questo come quello sono oggetto di sacramento… Discreta e devota, la moglie del prete è la madre di tutti i fedeli; e tra noi ci sono generazioni di preti, come ce ne sono di musicisti… Ma è una cosa che l’Occidente ha dimenticata, come ha dimenticato anche la “ruminazione” personale delle Scritture, la vivificazione del Nome e molti altri punti.
– Voi ne volete molto, santo vecchio, all’Occidente. La Chiesa non è, nonostante gli errori, “cattolica” nel significato più largo del termine?
– È proprio qui che sta la confusione che assimila abusivamente il termine cattolico nel senso di “universale” col termine “romano” che serve solo ad indicare il luogo dove stava Cesare, l’imperatore romano. Così, nello stesso modo si assiste sia ad una dissoluzione del sacro negli impegni esteriori, sia alla riduzione della Chiesa alle strutture gerarchiche ed autoritarie. Da qui l’espressione peggiorativa “semplici fedeli”; da qui il fatto che la specie del Vino venga riservata ordinariamente ai chierici. Quando quelli dell’Occidente parlano di Chiesa intendono molto di più con questo termine una gerarchia disciplinare che il Corpo Mistico.
– Voi parlavate proprio ora, venerato Padre, dell’uso del latino esteso all’insieme dell’Occidente cristiano. Eppure questa lingua soprattutto ha cementato fra loro le nazioni cattoliche ed ha consacrato l’unità romana di fronte ad una certa anarchia ortodossa.
– Voi prendete per anarchia, cari fratelli, una certa diversità pentecostale… L’unità romana è soprattutto di ordine giuridico, amministrativo e astratto tendente al centralismo. L’unità ortodossa, al contrario risiede nella fede comune a tutte le chiese autocefale; è un’unità interiore, dottrinale e sacramentale, quella di tutte le prime comunità cristiane che si aiutavano tra loro pur restando libere l’una dall’altra, nel mutuo rispetto delle lingue e dei costumi nazionali. È l’unità nella diversità, una sinfonia, non un monologo.
– Voi ritenete dunque l’Occidente responsabile dell’attuale crisi del cristianesimo ?
– Ahimè sì! Totalmente… Sua maestà l’Uomo d’Europa ha fondato la religione dell’uomo esiliando il Dio-Uomo nel cielo.
– E come è stato possibile ciò?
– L’Umanesimo uscito dall’antico paganesimo ha proclamato l’uomo Divinità suprema. Nel suo orgoglio l’uomo europeo si è preteso Dio, si è voluto misura di tutte le cose, ha negato tutto ciò che lo supera o che non può comprendere alla luce della sua ragione. Se ammette ancora il Cristo, lo fa in quanto uomo, non in quanto Dio supremo. È una macchia nell’occhio della Chiesa, una cattiva dottrina che si chiama Arianesimo… Il Cristo è vero Dio consustanziale al padre; ecco perché è Salvatore, Redentore e Signore. Negando la consustanzialità l’Arianesimo priva Dio della Sua divinità. Pretende di spiegare Dio con la sola intelligenza umana decaduta. Ora “un Dio spiegabile cesserebbe di essere Dio” dice Sant’Atanasio, vera lingua di fuoco dello Spirito Santo. La logica è incapace di comprendere l’incomprensibile, di raggiungere l’irraggiungibile. E oggi il pensiero moderno riducendo tutto all’uomo, compreso il Tutto, ha risuscitato l’Arianesimo nella sua gloria… Tutta la cultura occidentale ne è impregnata; da qui la lotta contro lo Spirito, la “pneumatomachia” che essa combatte vigorosamente con le armi del positivismo e del relativismo. Di qui il fallimento contemporaneo.
– La ragione può servire a provare l’esistenza di Dio. Sant’Anselmo, per esempio?
– Dio si prova da Se stesso, con la sua creazione, la Sua rivelazione e la Sua incarnazione. Anselmo comincia a voler provare Dio con deduzioni e argomenti ontologici: la Scolastica, figlia dell’aristotelismo arabizzato, è nata scegliendo per guida la ragione che essa preferisce allo Spirito Santo. A sua volta poi nasce il razionalismo dal quale nasceranno il Protestantesimo, l’individualismo e il suo libero arbitrio, il rigetto della metafisica, la critica dei testi e lo scientismo. Parallelamente a questo Occidente dualista, il mondo greco, nato da Platone e da Plotino, svilupperà, sotto il soffio biblico un cristianesimo tutto penetrato di misticismo e di poesia. L’Occidente opterà per la “cultura” religiosa prima, poi profana; l’Oriente conserverà le “cose che sono al disopra di noi”, la conoscenza profonda.

La notte ci aveva lentamente avvolti di drappi trapunti di stelle. Era come l’immagine di quella Conoscenza divina che nasconde un’Ortodossia ripiegata sui suoi tesori nascosti. Forse Padre Cirillo non ci diceva tutto. Noi sapevamo che Ireneo, Basilio di Cesarea, Gregorio Nisseno, Dionigi l’Areopagita, Evagrio Pontico ed altri fanno allusione nelle loro opere ad una tradizione orale e segreta proveniente dal Cristo e trasmessa attraverso gli Apostoli. Noi ci ricordavamo che il Cristo aveva proibito di dare le perle ai porci e, se molte fasi della celebrazione dei “tremendi misteri” si svolgono dietro ad un velo, ciò deve corrispondere a qualcosa. Noi però ci accorgevamo che proprio nel momento stesso in cui perdeva queste cose misteriose, l’Occidente aveva perso il senso stesso delle cose di cui parla e che la sua caduta era molto più grave di quanto la si immagini.
Noi però ci arrestammo alla soglia di questa vertigine. Il beato Esichio ci dettava la nostra condotta: le conversazioni più elevate non sono che chiacchiere se si prolungano troppo.

* * *

Le parole di padre Cirillo non avevano mancato di turbarci, di distruggere in noi tante false certezze. Curiosi di saperne di più ci affrettammo ad andare nuovamente a trovare il vecchio l’indomani sera nello stesso posto. Stava com’era suo costume, si dimostrò con noi paziente e cortese. Cominciammo a domandare a Cirillo che cosa differenziasse di più l’Ortodossia dalle eterodossie. Padre Cirillo si segnò e cominciò così:
– Noi Ortodossi non abbiamo rifiutato l’Epiclesi (invocazione allo Spirito Santo che opera la trasformazione dei santi doni del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, abbandonata dalla chiesa latina per polemica contro gli ortodossi N.D.T.), ignoriamo gli azzimi, le indulgenze, i meriti surrogatori, la casuistica; ignoriamo l’opposizione tra Natura e Grazia, la distinzione tra Natura e Soprannatura. Così per noi le dispute tra Papisti e Luterani non hanno alcun senso.
Ma rivelò che le tre ragioni di disaccordo si trovavano altrove. E da principio la famosa questione del calendario.
– Il nostro calendario giuliano ritarda di tredici giorni rispetto al calendario civile di Gregorio di Roma. Ora che cos’erano i riformatori del sedicesimo secolo di fronte agli astronomi della chiesa di Alessandria? Degli ignoranti che hanno soltanto voluto distruggere il calendario pasquale ortodosso per compiacere ai gesuiti i quali volevano rompere definitivamente con noi spostando la data delle feste. E anche in Italia questa riforma fu considerata una “bambinata”. Il nostro calendario è forse inesatto astronomicamente, ma lo è anche l’altro, tanto che alcuni scienziati oggi lo vorrebbero correggere. L’errore di calcolo della nostra Pasqua non supera le tre ore in millenovecento anni ed il nostro calendario è il calendario lunare della Bibbia. Cosa abbiamo da occuparci oggi di ciò che sarà tra mille anni quando non sappiamo nemmeno se domani saremo vivi? Il nostro calendario è il calendario lunare della Bibbia; è secondo questo calendario che il Signore è nato, è vissuto ed è morto per resuscitare il 16 di Nisan. Ora, dice San Giovanni Crisostomo, “né gli angeli né gli arcangeli devono cambiare ciò che è stato prescritto da Dio”. E’ questo calendario che è stato vissuto “sempre, dappertutto e da tutti” ed è questa fedeltà al calendario biblico che ci ha provocato calunnie e persecuzioni, da quelli stessi che pretendono di seguire la Bibbia!
Uno di noi domandò:
– Non vi sono anche considerazioni legate alla Pasqua giudaica?
– È regola in questo calcolo di non festeggiare la nostra Pasqua insieme con quella dell’antico Israele, né prima di quest’ultima, ma la domenica che segue il plenilunio nel momento dell’equinozio di Primavera. Cosa che non accade sovente nel nuovo calendario! Il nuovo calendario è un’invenzione diabolica!
– Ma, soggiungemmo, venerabile Padre, il calendario gregoriano non si basa su dati scientifici?
– Noi non abbiamo a che fare con le questioni scientifiche. La Chiesa si pone al di sopra di questo tempo astronomico che sarà abolito. Non si tratta di considerare i giri che la terra descrive intorno al sole, ma il ciclo liturgico della Chiesa terrestre che riflette la Liturgia celeste, segno del sigillo dello Spirito Santo. Eterna nella sua natura la Chiesa è per la grazia al di sopra del tempo.
Un secondo punto di disaccordo: il filioquismo.
– Se ne sente sovente parlare, dissi, senza sapere mai di che cosa si tratti veramente.
– “Lo Spirito Santo procede dal Padre”, afferma il Simbolo di Nicea. Ora, dal sesto secolo, gli Spagnoli ed i Franchi aggiunsero “e dal Figlio” (Filioque). I papi resistettero a lungo e mantennero la prima formula ereditata dai Padri. Giovanni VIII pensava ancora che doveva essere gettato fuori dalla confessione cristiana chiunque avesse aggiunto o tagliato via qualcosa al grande e venerabile Credo. Leone III rifiutò l’aggiunta che voleva imporgli Carlo Magno con argomenti teologicamente assurdi. Ma alla fine del decimo secolo il cesaropapismo degli Imperatori germanici finì con l’imporsi. Al momento della sua incoronazione a Roma, Enrico II impose al Papa una messa che menzionava il “Filioque”. Due secoli dopo il Concilio di Lione renderà obbligatoria la dottrina eterodossa del fìlioquismo introducendo così anche ufficialmente due principi nella divinità. Una volta ancora in Occidente lo spirituale si inchinava davanti al temporale… L’Oriente invece si opponeva fin dall’inizio a questa innovazione arbitraria e rifiutò di subordinare unilateralmente la persona dello Spirito a quella del Figlio: l’una e l’altra infatti procedono insieme dal Padre. L’Ortodossia fa osservare da una parte l’interdizione dei Concili Ecumenici di portare qualunque modifica al Credo senza la riunione di un altro Concilio, dall’altra la falsità del fìlioquismo che distrugge l’equilibrio tra le tre Persone ed introduce una concezione erronea del ruolo dello Spirito Santo nel mondo. Ecco perché il Patriarca Fozio lo condannò come eresia.
– Ma non era una di quelle discussioni teologiche senza grandi conseguenze sul divenire attuale della Chiesa?
– Cari amici, non ci sono nella nostra fede cose importanti e dettagli inutili!… Togliete una sola pietra e l’edificio sprofonda. Le conseguenze del Filioque sono state catastrofiche. La Scolastica dei latini insistendo più sull’unità di essenza che sulle persone trinitarie ha fatto di Dio un’astrazione, una deità impersonale; ed è già in germe il Dio dei “filosofi”. Il Filioque confonde le persone, distrugge la delicata antinomia dell’unità e della diversità, accentua l’indivisibilità a detrimento dell’aspetto trinitario e così facendo porta con sé l’istituto monarchico del “Vicario di Cristo” e la sua priorità sulla libertà nello Spirito e sul sacerdozio universale. La Chiesa d’Occidente è diventata un’istituzione di questo mondo, un potere temporale; in seno a questa Chiesa l’unità ha distrutto la diversità donde l’eccesso di centralizzazione e di autorità. Pian piano la volontà dei Pontefici romani sarà di trasformare un primato morale, una presidenza di onore in un potere giuridico e autoritario. La riforma gregoriana dell’undicesimo secolo preparò da ben lungi l’infallibilità papale”.
– È dunque principalmente la questione del “filioque” che provocò la separazione di Costantinopoli da Roma?
– La questione dogmatica del “filioque” contribuì alla separazione; ma è la questione del Papato che completò lo scisma del 1054. È a partire da questa data fetale che i Papi si arrogano autorità anche in oriente, si costituiscono capi di tutte le Chiese: è il potere assoluto diventato ipostatico. Una concezione feudale della chiesa si sviluppò in occidente e i Crociati vennero a distruggere Tessalonica e Costantinopoli; una devastazione tale che la conquista musulmana ne impallidì più tardi. Il Papa di Roma assunse da allora un ruolo da autocrate imperante anche sui capi secolari; la Chiesa dell’Occidente si centralizzò, mentre la nostra restava collegiale. Dei concetti giuridici dominarono il latinismo papale, mentre la nostra teologia si fece adorazione. I differenti punti di vista si distanziarono sempre di più. I Latini videro nel Dio Uno e Trino l’unità di Dio, noi l’armonia triadica delle Persone. Nella Crocifissione gli uni videro la morte del Cristo, – da cui nascerà più tardi l’impostura della “morte di Dio” – gli altri la vittoria di colui che è assise sul trono della gloria cherubica… Gregorio VII aveva già completamente cambiato le strutture ecclesiali. Egli fece dei vescovi i semplici rappresentanti del Papato, separò la Chiesa tra chierici e laici, docenti e discenti, cosa che preparò la lotta tra clericalismo e laicismo. Predisse anche la dannazione a coloro che non avessero obbedito al papa. Durante questo tempo il gregge ragionevole del Cristo si ripiegava su se stesso, mantenendo la sua fedeltà senza compromessi e la sua verità interiore, conservando gelosamente quella fede che fece germogliare in lui la pianta profumala dell’umiltà.
Tutto questo non era lontano dal provocare la nostra conseguente adesione, ma noi desideravamo sapere l’esatta posizione dell’Ortodossia sulla questione del papato. Padre Cirillo ci rispose :
– Per noi Pietro ha il primato tra gli Apostoli; il potere delle chiavi è stato affidato ai dodici che sono come altrettante “pietre”. A Gerusalemme gli Apostoli decidevano tutto in comune e all’unanimità, insieme e nello stesso luogo essendo col Cristo stesso solo a capo della Chiesa. Gli Apostoli sono i padri dei Vescovi;
– Pietro è il “primus inter pares” primo tra eguali. Ogni vescovo nella sua diocesi è l’immagine vivente del Signore. Per noi l’errore ecclesiologico di Roma è stato di trasformare la sua autorità e il suo lieve diritto di arbitrato in un potere supremo che dà al Papa il diritto di designare i vescovi di tutte le Chiese: la “Presidenza nella carità” è diventata supremazia di potere e di giurisdizione. Il primato accordato a Roma in quanto città ove i Santi Pietro e Paolo “corifei degli Apostoli” furono martirizzati e in quanto capitale dell’impero, non diminuisce in nulla l’uguaglianza fondamentale tra i vescovi. Si può notare che il potere politico esercitato dal vescovo di Roma non è mai stato permesso dai santi canoni. E’ impossibile per un chierico mescolare funzioni temporali con le sue funzioni ecclesiastiche. Il Dio Amico degli uomini ha insegnato che “nessuno può servire due padroni”: e ha anche detto “il mio regno non è di questo mondo”: Lo stesso uomo non può portare il gladio e la croce : la nostra coscienza ortodossa geme davanti a questo spettacolo…
– Ma l’infallibilità papale non è anch’essa un dogma ?
– Non lo fu prima del 1870 e non fu ammesso se non con molte resistenze da parte degli stessi Cattolici. Nulla nelle Sante Scritture afferma che Cristo abbia conferito a Pietro una qualsiasi infallibilità. L’Assemblea egli Apostoli ha come solo potere quello di comunicare i doni necessari alla vita ecclesiale ; analogamente i mèmbri della gerarchia che sono loro succeduti.
Un’altra domanda ci bruciava sulle labbra; mi decisi a parlarne :
– Se noi vi comprendiamo bene, carissimo padre, né voi né i vostri confratelli vedete di buon occhio gli attuali tentativi di riavvicinamento tra le Chiese…
– Cari figlioli, prima che ci possa essere una riunione di tutti i Cristiani, ci deve essere una totale concordanza nella fede. I non Ortodossi devono ammettere la tradizione nella sua pienezza e nella sua immutabilità. Finché non sarà acquisita l’unità della fede, non ci potrà essere vera riconciliazione, ancor meno intercomunione possibile.
– Ma in un momento nel quale delle forze tanto notevoli sono impegnate contro la religione, non conviene sopprimere lo “scandalo della divisione” lasciando da parte ciò che separa i Cristiani per vedere ciò che li unisce ?
– Nell’ecumenismo nessuna Chiesa afferma di avere la verità totale; ciascuna si dichiara depositaria di lembi di verità. Ognuna dunque confessa di non avere la verità e cerca di ritrovarla con altre Chiese le quali dicono anch’esse di averla perduta. L’ecumenismo è dunque l’amalgama, la fusione della Verità con tutti gli errori possibili; è il contrario della Chiesa una… Che cosa potranno dare delle confessioni parziali o erronee come contributo all’Ortodossia e quale contributo potrà dare l’Ortodossia a delle confessioni che pretendono di dialogare alla pari con essa ?… Ogni progetto di riunificazione che non ha per fondamento la Verità totale, non è conforme al piano divino; resta illusorio, fatto da mani umane, e pertanto porta in sé la propria fine.
Noi insistemmo :
– Un dialogo fraterno non è forse più utile di una battaglia a colpi di anatemi ?
– Dialogare con queste Chiese, vedete, non è neppure concepibile. La Chiesa Ortodossa non è un club di pensatori, di sociologi, di filologi, di falsi profeti eloquenti e seduttori. Essa è l’Arca della Fede, sbattuta senza sosta dalle onde dell’apostasia. Serpenti dalla testa di colombe, coccodrilli con le penne di pavone la minacciano; ma il Signore la custodisce fino agli ultimi giorni… Come volete, per esempio, pregare con coloro che non sanno più né come né chi pregare, o che pregano senza digiunare, o che hanno negato il valore della preghiera ripetuta, o che vogliono piegare il contenuto delle preghiere in un senso ariano traducendo “consustanziale” con “della stessa natura”?
– Al rigore dottrinale dei tempi antichi non può succedere la comprensione dell’altro e l’amore?
– Non bisogna confondere l’amore vero con quel sentimentalismo che presiede a tanti colloqui… Che cos’è l’amore vero? Quello che non consiste nel mantenere il silenzio su ciò che ci separa, ma nel confessare coraggiosamente la Verità che sola può di nuovo unirci tutti. S. Fozio, vera colonna dell’Ortodossia, l’ha scritto in lettere d’oro : “Dire la verità è il più grande atto di carità”. Questa Verità è stata data una volta per tutte. Non dobbiamo “camminare con i nostri tempi” sotto il pretesto di amare i nostri fratelli, se questo cammino deve condurre alla distruzione della verità e a quella dei nostri fratelli.
– L’ecumenismo non sarebbe dunque altro se non una deviazione in più?
– Molto di più, è una pan-eresia nella quale ogni singola eresia costituisce una bestemmia contro lo Spirito Santo. Le innovazioni e le iniziative degli ecumenisti formano un vasto oceano che ogni giorno fa schiumare la sua vergogna… Se i dogmi dei Santi Padri, glorificati dalla Chiesa, vere “trombe dello Spirito”, sono disprezzati, se le tradizioni apostoliche sono ogni giorno beffate, la navicella della Chiesa non potrà che andare a picco. L’ecumenismo è sotto il peso di tutte le condanne lanciate dai Concili. Ecco che cosa dicono gli Athoniti… ma diciamo di più. Volendo la revisione dell’Ortodossia, il suo allineamento al pensiero dei tempi, il suo compromesso con la menzogna, la sua secolarizzazione ed il suo livellamento, il Nemico del genere umano vuole anche il suo sradicamento. Per la sua propaganda Egli dispone di mezzi considerevoli, di enormi risorse finanziarie e degli organi di stampa. Noi abbiamo solo le nostre preghiere. Noi sappiamo che un complotto tipicamente luciferino viene tramato contro la nostra Chiesa, dall’esterno e dall’interno; si presenta la storia del cristianesimo in una maniera alterata con lo scopo di far passare l’eterodossia per verità. E quando una parte dell’Ortodossia si rende complice di queste manovre, è la sua distruzione ed il suo suicidio. Così noi che preghiamo piangendo Iddio di conservarci tra i suoi figli, non ci presteremo mai a questo crimine e non rinnegheremo né nostro Padre, né nostra madre. Noi abbiamo un solo motto : Ortodossia o morte. Noi abbiamo un solo modello : quello degli ieromartiri il cui sangue illumina la Chiesa.
Gli argomenti di Padre Cirillo erano di una innegabile solidità dottrinale. Ciononostante tentammo un ultimo assalto :
– Nello stesso modo per cui, santissimo Padre, le religioni differiscono tra loro a seconda delle mentalità e delle sensibilità dei popoli, non si potrebbe supporre che le confessioni differiscano per le stesse ragioni e che, per esempio, il cattolicesimo romano sia più portato all’azione e l’Ortodossia bizantina alla contemplazione ?
– Dualismo!…, esclamò il Vecchio. L’azione suprema è contemplazione suprema… Se i cristiani di Occidente volessero considerare bene la pienezza dell’Ortodossia con il coraggio e l’onestà intellettuale necessari, vedrebbero che non c’è che una sola soluzione: non cucire insieme dei pezzi di diversa origine, né ispirarsi alla Chiesa d’Oriente rubandole qualche inno e qualche icona, ma riconoscerla come unica detentrice dell’unica Verità.
– E dunque convertirvisi ?
– Fare penitenza, discendere nelle acque battesimali, ricevere la crismazione… Agendo così cesserebbero di affondare il loro pugnale nel petto della loro Madre. Dio sia il loro giudice !…
– Ma noi non siamo né greci, ne russi…
Il Padre ebbe uno sguardo di stupore :
– Ritornare alla fede ortodossa è solo ritornare alla fede dei nostri antenati!
– E come ?… domandammo noi.
– Prima del 1054 di detestabile memoria l’Europa occidentale era anch’essa ortodossa. Fino al quinto secolo la liturgia vi era spesso celebrata in greco (e di ciò vi restava il Kyrie eleison). Un Sant’Ilario di Poiters difendeva l’Ortodossia a fianco di un Sant’Atanasio d’Alessandria contro il papa Liberto ; una Santa Genoveffa di Parigi è salutata dall’estremo del deserto siriaco da San Simeone lo Stilita, un San Cassiano portava in Gallia il monachesimo di San Pacomio… le Chiese erano Chiese locali. La Chiesa di Celtia (Irlanda e Bretagna) professava con San Patrizio e San Colombano un cristianesimo della più stretta ortodossia. La Chiesa di Spagna aveva la sua liturgia mozarabica… Il popolo si comunicava sempre con le due Specie ed esercitava il “sacerdozio regale”. I preti potevano essere sposati, come san Pietro stesso, Sant’Ilario, San Gregorio di Nissa, San Paolino di Noia… Vestigia di Ortodossia sussistono nell’arte merovingica, nelle città di Venezia e di Ravenna così come in quelle di Marsiglia e di Narbonne… Ma Papisti e Luterani hanno sommerso tutto… E’ ritrovando questa Chiesa primitiva indivisa che l’occidente ridiventerà terra cristiana. Allora forse l’Europa, acropoli del potere e della cupidigia, del piacere e della scienza, donde sono uscite due guerre mondiali e una quantità di altre guerre, riscoprirà che il Cristianesimo non è un’arma di prestigio e di propaganda, ma la via della salvezza. E questa via ella salvezza è una generalizzazione ; il Salvatore ci esorta ad “essere perfetti come è perfetto il padre celeste”. Allora forse il materialismo apostata sarà battuto come un polipo sugli scogli della spiaggia.

Su queste parole terminò il nostro secondo incontro con Padre Cirillo. Egli ci aveva fatti penetrare in un universo che non avevamo supposto, in quanto eravamo soltanto sensibili fino ad allora ad una sorta di esotismo religioso. Una vera rivelazione ci era stata fatta, che doveva farci rimettere in questione le nostre opinioni pretenziose ed in più ignoranti. Un’altra religione era sorta ai nostri occhi, con la quale quella che ci era stata insegnata non aveva che un rapporto lontano. Ma allora, se l’Ortodossia era il vero Cristianesimo, che ne era del nostro?

* * *

A legger questi pochi appunti di una sera, alcuni potranno esser colpiti, irritati o delusi. Non si poteva edulcorarli. Che essi li meditino lo stesso, lasciandone da parte ogni riflesso. Essi vedranno dapprima come noi che gli Athoniti non sono così poco intellettuali o dotti come ci avevano detto. Quanto all’accusa molto allettante di settarismo essi si dovrebbero domandare da un lato se un settarismo che difende la verità cristiana non è meglio di tante ideologie di morte, e se anche difendere una tale verità possa essere qualificato di settarismo; dall’altro canto, se la “larghezza di vedute” che vi si oppone, non corra il rischio di diventare settarismo a sua volta, nella misura in cui tratta da settario tutto ciò che non le appartiene.
La notte aveva oscurato burroni e vallate. Il piccolo chiosco turco fluttuava come una nave sull’oceano delle brume. Padre Cirillo si era taciuto. Noi saremmo partiti presto l’indomani ; sapevamo che non lo avremmo mai più rivisto su questa terra. Prima di separarci, gli domandammo di pregare per noi e gli baciammo la destra.

Tratto da: Jean Biès, Athos Voyage a la Sante Montagne,
Paris, Dervy Livres (traduzione di Daniele Gandini)


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