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«Lucerna del corpo è l’occhio»

di San Cromazio di Aquileia

1. Dopo aver istruito i suoi discepoli con abbondanti e divini insegnamenti, il Signore e Salvatore nostro disse nella presente lettura, come avete sentito,miei cari: L’occhio è la lucerna del corpo. Quindi, se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato; se poi il tuo occhio è offuscato, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre (Mt 6, 22-23). La lucerna del corpo sta a indicare le facoltà dell’anima e la fede del cuore. Se questa fede è in noi chiara e luminosa, essa illumina senza dubbio tutto il nostro corpo. Proprio per questo la lucerna si pone come simbolo della fede, per il fatto che, come la lucerna illumina i passi di chi cammina nella notte per evitargli di cadere in qualche buca o d’inciampare in qualche ostacolo, cosi nella notte di questo mondo la luce della fede illumina ogni passo della nostra vita affinché, guidati dalla luce della verità, non cadiamo nelle fosse del peccato o non inciampiamo negli ostacoli del diavolo. Così Giuda Iscariota, che non ebbe in cuore la lucerna della fede, non tardò a cadere nella fossa della morte eterna e, anziché raggiungere il Signore della vita, consegui il castigo della morte.

2. Perciò il Signore prosegue: Se il tuo occhio è offuscato, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Offuscato è l’occhio di chi ha un animo depravato e una fede perversa; costoro camminano nelle tenebre, non nella luce. Di loro dice Giovanni nella sua lettera: Chi odia il suo fratello è nelle tenebre e nelle tenebre cammina, e non sa dove va perché le tenebre ne hanno accecato gli occhi. Invece chi ama il suo fratello rimane nella luce, come lui stesso è nella luce (1 Gv. 2, 10-11). Inoltre nell’occhio del corpo, più prezioso di tutti gli organi, possiamo vedere simboleggiato anche il capo della Chiesa [il vescovo]: se in lui la fede risplende e la sua condotta è specchiata, egli illumina senza dubbio l’intero corpo della Chiesa. Se, al contrario, egli è maestro depravato ed eretico, è chiaro ohe, con l’esempio della sua vita e della sua fede aberrante, può rendere tenebroso il corpo intero. La luce della verità e della fede non può infatti risplendere in mezzo a un popolo presso il quale le tenebre dell’errore abbiano fatto calare la notte di una fede corrotta.

3. E non a torto il Signore aggiunge nella presente lettura: Nessuno può servire a due padroni; poiché o odierà l’uno e amerà l’altro, ovvero si attaccherà all’uno e disprezzerà l’altro (Mt 6, 24). E ancora: Non potete servire a Dio e a Mammona. In questo passo egli ci indica due padroni, Dio e il diavolo; ma il vero padrone è Dio; il diavolo è un falso padrone. Quanto è la distanza tra il vero e il falso, altrettanto è distante un padrone dall’altro. Il vero padrone è il creatore della natura; quello falso è il diavolo sovvertitore della natura. L’uno è autore della salvezza, l’altro della perdizione. L’uno guida gli uomini al cielo; l’altro li inabissa nell’inferno; l’uno trascina l’uomo alla morte, l’altro lo riscatta e lo fa vivere.

4. Dio è certamente il signore di tutto, poiché da lui è stata creata ogni cosa ed egli stesso esercita il suo dominio su tutto per diritto della sua potenza e in virtù della sua natura; tuttavia egli si compiace di essere prima di tutto il padrone di chi osserva e custodisce fedelmente i comandamenti del Signore e Dio. Il diavolo invece è riconosciuto padrone solo di quelli che, allontanati dal vero Dio e Padre, ha sottomesso all’orribile schiavitù del peccato e su cui domina con empia potestà servendosi di un diritto perverso. Per questo motivo dunque il diavolo è detto padrone in senso perverso; e non a torto il Profeta lo chiama anche pernice. Ciò infatti è scritto: La pernice griderà e raccoglierà pulcini non partoriti da lei; ma all’ultimo dei giorni essi l’abbandoneranno ed alla fine sarà stolta (Geremia 17, 11). Ma dobbiamo sapere perché il diavolo è detto pernice. La pernice, cioè il volatile della nostra terra, attira con grida seduttrici i piccoli di altri uccelli e si gloria dei pulcini altrui come se fossero propri. Ma, quando gli stessi piccoli cosi sedotti riconoscono la voce dei loro veri genitori, abbandonano la loro falsa madre e seguono la vera. Cosi anche noi eravamo stati sedotti con voce insinuante dal diavolo, nostro falso padre; ma non appena abbiamo riconosciuto la voce di Dio, nostro vero Padre, grazie alla predicazione del Vangelo, allora abbiamo abbandonato il diavolo, nostro falso padre, per seguire Dio, Padre vero ed eterno.

5. Vi è un’altra ragione per chiamare il diavolo pernice. Quando la pernice scorge qualcuno da lontano, si ricopre di foglie per non essere veduta. Cosi anche il diavolo nasconde il pungiglione della sua malizia quasi sotto il fogliame, affinché l’uomo non scopra troppo facilmente il suo inganno. Perciò l’Apostolo dice: Non ignoriamo le sue macchinazioni (2 Cor 2, 11 ). Dunque, come il diavolo si dimostra falso padre, cosi si dimostra anche falso padrone, perché si rivela seduttore nell’uno e nell’altro caso. Ma, infelice quell’anima che segue un tale padre e un padrone simile. Chi segue un simile padrone non è degno di avere Dio come vero padrone. Perciò il Signore dice nel Vangelo: Non potete servire a Dio e a Mammona. Se dunque attendiamo alle opere di bene, se obbediamo ai comandamenti divini, abbiamo certamente Dio come Signore, perché ci assoggettiamo alla sua volontà. Ma se al contrario ci lasciamo andare alle opere d’iniquità, alla lussuria, all’avarizia, all’impudicizia, alla fornicazione, ci sottomettiamo al dominio del diavolo e rendiamo infruttuosa la passione di Cristo, che ci ha liberato dall’ingiusto potere del diavolo. Ma il Signore tenga ciò lontano da noi, affinché non passiamo dal potere di Cristo a quello del diavolo, dal momento che proprio per questo il Figlio di Dio si è degnato di soffrire e di morire in croce per noi, per strapparci all’empio potere del diavolo. Perciò dobbiamo servire fedelmente in tutto l’autore della nostra vita e della nostra salvezza per meritare di giungere al dominio del regno
dei cieli. Amen.

(Tratto da Cromazio di Aquileia, Catechesi al popolo, Città Nuova)


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