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Santo Evangelista Marco

Memoria il 25 di Aprile

Il santo e glorioso Apostolo ed Evangelista Marco era figlio di una pia donna di Gerusalemme, Maria, che aveva offerto la sua casa ai discepoli degli Apostoli per i loro incontri di preghiera. San Pietro vi si recava spesso e aveva preso in simpatia il giovane Marco. Questi era anche cugino del Santo Apostolo San Barnaba (dei Settanta), che lo aveva preso con sé quando era andato ad Antiochia in compagnia di San Paolo (At 24, 24). Durante questi viaggi evangelici, Marco aveva accompagnato con umiltà i due predicatori, provvedendo ai loro bisogni materiali e assimilando il loro insegnamento. Dieci anni più tardi, troviamo San Marco a Roma, accompagnato da Aristarco e Gesù il Giusto, per assistere Paolo durante la sua prigionia (cfr Col 4,10). Da lì era andato con la benedizione del grande Apostolo a visitare la città di Colosse. Verso l’anno 65 Marco aveva ritrovato San Pietro a Roma, nel momento in cui i due Corifei degli Apostoli avrebbero subito il martirio. La perfezione dell’insegnamento di san Pietro aveva brillato così nello spirito dei nuovi convertiti a Roma che questi pregarono Marco di scrivere questa dottrina divina. Confermato per rivelazione divina, e con l’accordo di Pietro, iniziò con uno scritto breve, semplice in cui si riassumono le azioni e le parole del Salvatore, in linea con la predicazione di San Pietro. Una volta che questo lavoro fu completato, San Pietro lo mandò in Egitto per portarvi l’annuncio evangelico, e durante il viaggio la nave incappò in una tempesta che Marco placò con la sua preghiera. Quando giunse ad Alessandria, essendosi rotto il sandalo di Marco, egli lo diede a riparare ad un calzolaio di nome Aniano. Quest’ultimo, colpito dal bagliore straordinario che emanava dal volto dell’Apostolo, si lasciò cadere un ago e si trafisse il dito, esclamando: «Un solo Dio!». San Marco lo guarì dal suo infortunio e colse l’occasione per fargli conoscere la verità su Dio fattosi uomo per la nostra salvezza. Aniano ascoltò attentamente queste parole di vita, e dopo aver battezzato tutta la sua casa, lasciò la sua professione e ogni attaccamento al mondo per diventare il più stretto collaboratore dell’apostolo.

In questa città enorme, metropoli del paganesimo e della cultura ellenica, le parole dell’Apostolo, semplici e prive di ornamenti frivoli di retorica, suonavano come un tuono, e i suoi miracoli confermavano la parola del Salmista: «Il Signore metterà la parola in bocca a coloro che proclamano la buona notizia con grande potenza»(Sal. 67, 12). Nel nome di Gesù, Luce del mondo, restituì la vista a un cieco. Immediatamente gli portarono dei malati e dei posseduti a cui avrebbe dovuto imporre le mani. E alla vista delle guarigioni compiute dalla potenza di Dio, trecento pagani in un solo giorno chiesero di essere battezzati. Analogamente a Cristo, Marco risuscitò il figlio di una vedova che era venuta a gettarsi in lacrime ai suoi piedi, e la folla, vedendo il giovane alzarsi, esclamò: «C’è solo un solo Dio, il Cristo predicato da Marco!» Così il seme evangelico iniziò a germinare, e Marco organizzò le prime istituzioni liturgiche della Chiesa d’Egitto, ordinando Aniano vescovo di Alessandria, con tre sacerdoti per aiutarlo: Mileo, Sabino e Cerdono, sette diaconi, e altri undici chierici di rango inferiore, poi proseguì le sue missioni verso occidente. Durante il viaggio, liberò un bambino cieco e indemoniato. I genitori del bambino, felicissimi, gli offrirono una grossa somma di denaro, Marco però rifiutò, dicendo che la grazia di Dio non viene scambiata con i soldi, e ordinò loro di distribuirli in elemosine. Un numero considerevole di pagani si convertirono in seguito a questo miracolo; Marco fondò una chiesa in questa città ordinandovi un vescovo, dei sacerdoti e dei diaconi, poi continuò il suo viaggio verso Cirene, nella Pentapoli, andando poi ad evangelizzare la Libia.

Al suo arrivo nella capitale, la figlia di Menodoro, che era tormentata da un demone fin dall’infanzia, ebbe un attacco furioso che ne causò la morte; ma la preghiera dell’Apostolo la fece risorgere e portò alla conversione di molti.

San Marco passò poi in Marmorica, diffondendo al suo passaggio la luce del Vangelo. Una notte il Signore gli apparve in una visione e gli disse di tornare ad Alessandria per completare lì la sua missione. Nonostante pianti e suppliche dei nuovi convertiti che volevano tenere per sé questo padre e salvatore, l’Apostolo ebbe la conferma da una nuova visione che gli diceva che avrebbe dovuto suggellare la sua missione con la gloria del martirio, e quindi salpò per Alessandria, dove poté ammirare i progressi dell’evangelizzazione durante i suoi due anni di assenza.

Tuttavia i pagani non potevano sopportare i successi del discepolo di Cristo, e cercavano la possibilità di farlo cadere. Un anno in cui la celebrazione della Pasqua coincise con la festa del dio Serapide, festa che i pagani di Alessandria erano abituati a festeggiare con ignobili depravazioni, si buttarono sul Santo, mentre celebrava la Divina Liturgia e lo trascinarono all’anfiteatro, dove c’era il governatore, accusandolo di pratiche magiche. L’Apostolo rispose alle accuse con calma e spiegò, come al solito, in poche parole, la dottrina sublime di Cristo. Sconcertato e incapace di fare qualsiasi cosa per sostenere le sue convinzioni, il governatore si rivolse alla folla, chiedendo che cosa fare di Marco. Alcuni gridarono di bruciarlo davanti al tempio di Serapide, altri di lapidarlo. Infine, per ordine del magistrato, fu steso a terra, con gli arti strappati, e fu crudelmente fustigato. Poi la folla, afferrando il corpo martoriato del Santo lo trascinarono tutto il giorno nelle strade, bagnando la terra con il suo sangue. In serata, fu rinchiuso in prigione, dove, intorno a mezzanotte, un angelo venne a consolarlo. La mattina del sabato i torturatori lo legarono con una corda e lo trascinarono, come prima, in un luogo ripido, vicino al mare dove rese l’anima a Dio. Aveva cinquantasette anni.


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