La parabola del banchetto nuziale

Commento alla pericope evangelica della quattordicesima Domenica di Matteo. (Mt 22, 2-14)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

1-7. Disse il Signore questa parabola: «Il regno dei cieli è come un uomo, un re, che fece un banchetto nuziale per suo figlio e inviò i suoi servi a chiamare gli invitati al banchetto delle nozze, ma essi non volevano venire. Inviò di nuovo altri servi, dicendo: Dite agli invitati: ecco che ho preparato il mio pranzo, sono stati macellati i miei buoi e sono stati uccisi gli animali ingrassati; tutto è pronto. Venite al pranzo di nozze! Essi invece, incuranti, andarono uno nella propria campagna, un altro per gli affari suoi, e gli altri presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. Allora il re si adirò e inviate le sue truppe, uccise quegli omicidi e incendiò la loro città. (altro…)

La pietra scartata dai costruttori

La pietra scartata dai costruttori
Commento alla pericope evangelica della tredicesima Domenica di Matteo. (Matteo 21, 33-42)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

33. C’era un uomo, un padrone di casa che piantò una vigna e vi pose intorno una siepe, scavò in essa un torchio, edificò una torre, e la consegnò ai contadini e partì. Ancora un’altra parabola porta loro, mostrando che sebbene fossero ritenuti degni di ricevere un incommensurabile grado di cura per la loro condizione, non erano migliorati. L’uomo, il “padrone di casa” è il Signore che nel suo amore per l’uomo si definisce uomo. La vigna è il popolo ebraico, piantato da Dio nella terra promessa. Poiché dice: “Tu lo porterai e lo pianterai sul tuo monte santo.” [Es 15, 17] La siepe è la legge che impediva loro di mescolarsi con i Gentili; oppure sono i santi angeli che custodivano Israele. Il torchio è l’altare; la torre, il tempio. I contadini sono i maestri del popolo, i farisei e gli scribi. Il padrone di casa, Dio, andò in un paese lontano quando non parlò più loro in una colonna di nubi. Oppure, la partenza di Dio in un paese lontano è la Sua longanimità; poiché quando Egli è longanime e non insegue i trasgressori, chiedendo loro conto, sembra che sia addormentato o assente per un viaggio lontano. (altro…)

Il giovane ricco

Il giovane ricco
Commento alla pericope evangelica della dodicesima Domenica di Matteo. (Matteo 19, 16-26)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

16. In quel tempo un giovane si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che farò di buono per avere la vita eterna?» Egli disse a lui: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono, cioè Dio». L’uomo non è venuto per mettere alla prova Cristo, ma con il desiderio di imparare e con sete di vita eterna. Si è avvicinato a Cristo come se Cristo fosse soltanto un uomo. Per questo il Signore dice: Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono, cioè Dio. Ciò significa: “Se mi chiami buono pensando che io sia uno dei maestri, parli male, perché nessun uomo è essenzialmente buono; sia perché siamo mutevoli e facilmente distolti dal bene, sia perché, in confronto alla bontà di Dio, quella dell’uomo andrebbe considerata malvagità.” (altro…)

Il servo spietato

Commento alla pericope evangelica dell’undicesima Domenica di Matteo. (Matteo 18, 23-35)

Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

23. Il regno dei cieli somiglia a un uomo, un re, che volle fare i conti con i suoi servi. La sostanza della parabola ci insegna a perdonare i nostri compagni di servizio che hanno peccato contro di noi, soprattutto se si prostrano davanti a noi chiedendo perdono. Interpretare la parabola nei suoi particolari dovrebbe essere fatto solo da chi ha la mente di Cristo. Ciononostante, lo tenteremo. Il regno è la Parola di Dio, ma non è un regno di piccola estensione, ma quello dei cieli. Il Verbo è paragonato a un uomo che era un re, cioè a Colui che si è incarnato per noi ed è apparso in sembianze di uomini, e fa i conti con i suoi servi come un buon giudice. Non punisce senza prima giudicare: sarebbe crudele.

(altro…)

La guarigione del lunatico

Commento alla pericope evangelica della decima Domenica di Matteo. (Matteo 17, 14-23)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

14-15. E quando furono giunti alla folla, un uomo gli si accostò, inginocchiandosi davanti a lui, e dicendo: «Signore, abbi pietà del mio figliuolo, poiché egli è lunatico, e malamente soffre; poiché spesso cade nel fuoco, e spesso nell’acqua.» (altro…)

Gesù cammina sulle acque

Commento alla pericope evangelica della nona Domenica di Matteo. (Matteo 14, 22-34)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

22. In quel tempo Gesù ordinò ai suoi discepoli a montare sulla barca, e a passare innanzi a lui all’altra riva, mentre egli avrebbe licenziata la folla. Usando la parola “ordinò”, Matteo suggerisce quanto fossero inseparabili i discepoli da Gesù, perché volevano stare con Lui in ogni momento. Egli manda via le moltitudini, non volendo attirarle dietro a sé, per timore che sembri vantarsi del suo potere. (altro…)

Il miracolo dei cinque pani e dei due pesci

Commento alla pericope evangelica dell’ottava Domenica di Matteo. (Matteo 14, 14-22)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

13-14. E quando il popolo lo ebbe saputo, lo seguì a piedi fuori dalle città. Gesù vide una gran moltitudine, e fu mosso a compassione verso di loro, e sanò gli infermi tra loro. La moltitudine mostra la propria fede correndo da Gesù proprio mentre egli se ne va, per cui riceve la guarigione come ricompensa della fede. Anche il fatto di seguirlo a piedi e senza alcuna provvista è segno di fede. (altro…)

Guarigione dei due ciechi

Commento alla pericope evangelica della settima Domenica di Matteo. (Matteo 9, 27-35)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

 

27. E mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano e gridando dicevano: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!» I ciechi rivolgevano a Dio le parole “abbi pietà”, ma come a un uomo, “o Figlio di Davide”. Perché era ben noto tra gli ebrei che il Messia sarebbe venuto dal seme di Davide. (altro…)

«I tuoi peccati sono rimessi»

Commento alla pericope evangelica della sesta Domenica di Matteo. (Matteo 9, 1-8)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

1-2. E salì sulla barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. “La sua città” significa Cafarnao, perché là abitava. Nacque a Betlemme, crebbe a Nazaret e visse a lungo a Cafarnao. Questo paralitico non è lo stesso di quello menzionato in Giovanni [5, 2-9], perché quello era presso la piscina delle pecore a Gerusalemme, mentre questo era a Cafarnao. E quello non aveva nessuno che lo aiutasse, mentre questo era portato da quattro uomini, come dice Marco [Mc. 2, 3-12], che lo fece calare attraverso il tetto, fatto che Matteo omette. (altro…)

«Che c’è tra noi e te?»

Commento alla pericope evangelica della quinta Domenica di Matteo. (Matteo 8, 28-9, 1)
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

28. In quel tempo Gesù venne nel paese dei Ghergheseni e, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro due indemoniati così pericolosi che nessuno poteva più passare per quella via. Mentre gli uomini nella barca si stavano ancora chiedendo che tipo di uomo fosse costui al quale persino i venti e il mare obbedivano, i demoni vennero a proclamare la risposta. Giacché Marco e Luca parlano di un uomo che era posseduto da una legione di demoni (Mc 5, 9, Lc. 8, 27), puoi comprendere che quest’unico uomo era uno dei due menzionati da Matteo, evidentemente, il più famoso di il due. Gesù venne da solo verso di loro, poiché nessuno osava portarli a lui, tanto erano feroci. Dimoravano tra le tombe perché i demoni desiderano ispirare la credenza che le anime di coloro che sono morti diventino esse stesse demoni. Nessuno creda questo: perché quando l’anima si allontana dall’uomo, non va errando per la terra. Poiché le anime dei giusti sono nelle mani di Dio (Sap 3, 1), e anche le anime dei peccatori sono portate via, come fu dell’anima del ricco di Lazzaro. (altro…)

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