Che disse Cristo? “Quanto difficilmente i ricchi entreranno nel regno dei cieli!”, non per accusare le ricchezze, ma coloro che si lasciano dominare da esse. Se difficilmente vi entrerà il ricco, a maggior ragione l’avaro, perché se non dare i propri beni è di ostacolo al Regno, pensa quanto fuoco accumula l’impadronirsi dei beni altrui. Perché mai diceva che difficilmente un ricco entrerà nel Regno ai discepoli che erano poveri e non possedevano nulla? Per insegnare ad essi di non vergognarsi della povertà e quasi per giustificarsi di non permettere loro di avere nulla. Dopo aver detto che è difficile, andando avanti nel discorso mostra che è anche impossibile, e non solo impossibile, ma anche estremamente impossibile; lo ha indicato con l ’esempio del cammello e dell’ago. “È più facile, dice, che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”. Con questa espressione si mostra che è riservata una ricompensa non comune a quei ricchi che sono capaci di vivere filosoficamente [virtuosamente]. Perciò ha detto che è opera di Dio, per indicare che occorre una grande grazia a chi ha in animo di raggiungere questo obiettivo. Poiché i discepoli erano turbati, disse: “Questo è impossibile agli uomini\ ma a Dio tutto è possibile”. E perché i discepoli si turbano, pur essendo poveri e molto poveri? Perché dunque rimangono costernati? Perché si preoccupavano della salvezza degli altri, provavano grande amore verso tutti e avevano già assunto la disposizione d’animo dei maestri. In virtù di questa sentenza temevano e avevano tanta paura per il mondo intero, che avevano bisogno di grande conforto. Perciò, avendo fissato prima lo sguardo su di loro, disse: “Quello che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Dopo aver consolato il loro animo inorridito con il suo sguardo dolce e mite ed aver posto termine alla loro angoscia – questo ha indicato l ’evangelista dicendo: “fissato lo sguardo” – , li risolleva anche con le parole, presentando la potenza di Dio e così infondendo loro fiducia. Se vuoi conoscere il modo con cui diventa possibile ciò che è impossibile, ascolta. Non ha detto: “Quello che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”, perché ti scoraggi e rinunci come se si trattasse di cose impossibili, ma perché, pensando alla grandezza dell’impresa, ti slanci agevolmente verso di essa e, invocando Dio perché ti aiuti ad affrontare questo bel combattimento, ottenga la vita.
Come dunque è possibile? Se getti via i tuoi beni, se abbandoni le ricchezze, se ti tieni lontano dal desiderio cattivo. Per vedere che non attribuisce ciò solo a Dio, ma lo ha detto per mostrare la grandezza dell’impresa, ascolta quanto segue. Alle parole di Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”, e alla sua domanda: “Che cosa dunque ne otterremo?”, dopo aver stabilito loro la ricompensa aggiunse: “Chiunque avrà lasciato case o campi o fratelli o sorelle o padre o madre, riceverà cento volte tanto e erediterà la vita eterna”. Così l’impossibile diventa possibile. Ma, si potrebbe obiettare, come è possibile abbandonare tutto ciò? Come è possibile che una volta che uno sia immerso in tale desiderio di ricchezze, si riprenda da questa situazione? Se comincia ad abbandonare i suoi beni e ad eliminare il superfluo. Così progredirà ulteriormente e correrà più agevolmente. Non cercare dunque tutto simultaneamente, ma sali pian piano, a poco a poco questa scala che ti conduce al cielo, se ti sembra difficile ottenere tutto insieme. Come i febbricitanti che hanno dentro un eccesso violento di bile, quando vi aggiungono cibi e bevande non solo non estinguono la sete, ma incrementano anche l’ardore, così coloro che sono avidi di denaro, quando innestano le ricchezze su questo malvagio desiderio, più violento di quella bile, lo infiammano maggiormente. Niente lo arresta così come astenersi per un po’ dal desiderio di guadagnare, come del resto l’attacco violento di bile è bloccato dalla sobrietà nel mangiare e dall’evacuazione. Ma, si potrebbe replicare, come ci si riuscirà? Se pensi che, pur diventando ricco, non smetterai mai di aver sete di ricchezze, logorato dal desiderio di avere di più; se invece ti libererai dei tuoi beni, potrai arrestare questa malattia. Dunque non impossessarti di più, perché non vada in cerca di ciò che è irraggiungibile e la tua malattia sia incurabile e, in preda a tale furore, sia maggiormente miserevole. Rispondimi: chi potremmo dire che è tormentato e addolorato, chi desidera cibi e bevande di pregio, e non può goderne come vorrebbe, oppure chi non ha un simile desiderio? Evidentemente chi ha questi desideri e non può soddisfare ciò che desidera. E così doloroso che chi desidera non appaghi il suo desiderio e chi ha sete non beva, che Cristo, volendo descriverci la geenna, la descrive in questo modo e presenta il ricco tormentato così: desiderando una goccia d’acqua e non usufruendone, veniva punito in questo modo. Dunque chi disprezza le ricchezze arresta il desiderio, mentre chi vuole arricchirsi e accaparrare di più, lo accende maggiormente e non si ferma ancora. Anche se entra in possesso di diecimila talenti, ne desidera altrettanti; se ottiene questi, ne brama di nuovo due volte altrettanti e, andando avanti, si augura che gli diventino oro le montagne, la terra, il mare, tutto, in preda ad una nuova e temibile pazzia che non può mai estinguersi. Perché tu sappia che questo male si arresta non aggiungendo, ma togliendo, se ti venisse un desiderio assurdo di volare e di andare per aria, come potresti estinguere questo assurdo desiderio? Foggiando delle ali e costruendo altri strumenti? Oppure persuadendo la ragione che desidera cose impossibili e non deve tentare niente di questo? Evidentemente persuadendo la ragione. Ma, si potrebbe replicare, quello è impossibile. Però è anche più impossibile trovare un limite a questo desiderio, perché è più facile che gli uomini volino piuttosto che pongano termine alla loro brama aggiungendo sempre di più. Quando ciò che si desidera è possibile, si può placare il desiderio appagandolo, ma quando è impossibile, ci si deve preoccupare soltanto di una cosa, allontanarci da tale desiderio, perché diversamente non è possibile recuperare l’anima. Dunque per non affannarci inutilmente, lasciamo perdere il desiderio delle ricchezze che angustia continuamente e non tollera mai di tacere e dirigiamoci verso un altro che ci rende beati ed è molto agevole; desideriamo i tesori celesti. In questo caso non c’è una fatica così grande e il guadagno è indicibile; non è possibile che fallisca chi comunque vigili, sia assennato e disprezzi le cose presenti, come del resto è del tutto necessario che chi è schiavo di esse, una volta che è in loro potere, perda i beni eterni.
Tratto da San Giovanni Crisostomo, Omelie su Matteo, Città Nuova, vol 3 pp 25-29